L’istituzione della valutazione preventiva di danno sanitario. È la richiesta che avanza mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, al governo Meloni sull’ex Ilva, dopo che nei giorni scorsi è stato approvato dal Consiglio dei ministri il decreto-legge relativo a “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”, con cui vengono destinati 680 milioni di risorse pubbliche per il pagamento dei debiti con i fornitori di energia elettrica e ripristinato lo scudo penale, garanzia d’impunità a chi gestisce la fabbrica.
“La comunità tarantina, dai vari livelli istituzionali al singolo cittadino, è ancora una volta scossa per le vicende legate al caso ex Ilva - ha detto mons. Santoro -. Gesù Bambino, di cui solo pochi giorni fa abbiamo ricordato la venuta, ci interpella e offre ancora una volta un’occasione di rinnovamento. È, dunque, l’ora della responsabilità a livello personale e a livello comunitario: Taranto continua a portare incisa nel suo corpo la ferita ancora aperta di una città bella ma segnata e sofferente. Chiediamo allora che il sacrificio della nostra terra e dei suoi abitanti diventi davvero e finalmente occasione propizia per una nuova umanità, capace di vivere fino in fondo la responsabilità di ciò che le è affidato, senza ricorrere a ciniche ed ingiustificabili scorciatoie. In questi giorni di contrapposizione, chi ha la responsabilità di soppesare le sue scelte, bilanciando i diversi interessi in campo, non dimentichi qual è la vera posta in gioco tra le ragioni della vita e quelle del profitto. Come ha ribadito la 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani, “tutto l’acciaio del mondo non vale quanto la vita di un bambino”.
Pertanto, “i decisori politici ascoltino la voce di una comunità che in tanti anni molto ha imparato attraverso questa esperienza di dolore e sofferenza, diventando mirabile esempio di una cittadinanza attiva e competente. In occasione della conversione in legge dell’ultimo decreto si accolga finalmente la richiesta dell’Ordine dei medici di istituire la valutazione preventiva di danno sanitario per prevenire il male ed evitare di certificare solo dopo morti e malati. Si lascino aperte le porte del dialogo perché è questo l’unico farmaco capace di riattivare legami spezzati e di riaccendere la speranza. Non si sprechi questa opportunità con banali tatticismi o giochi di parole”.