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Nata nel 1769 da Nicola Francesco Capece e da Vittoria della Valle di Aversa, Francesca Capece, fu la prima di due altri figli, Girolama, che sposò il marchesino di Canosa Filippo Affaitati, e Nicola Maria, che alla morte dell’avo (1785) Giuseppe Pasquale ereditò, tredicenne, il ducato di Maglie ed il marchesato di San Marzano, beni che sino alla maggiore età, furono amministrati dalla madre.

 

 

 

Francesca, che nel 1788 era andata sposa al duca di Taurisano, Antonio Lopez y Royo, dal quale non ebbe figli, ebbe l’amministrazione del feudo soltanto dopo la morte (1805) dell’usufruttuaria prozia Barbara, il cui governo fu disastroso per il patrimonio ducale.

Abbandonato il primitivo proposito di fondare un ospedale per infermi poveri, la cui gestione intendeva affidare a religiosi e, a tal riguardo, aveva avviato pratiche con i Fatebenefratelli e con i Lazzaristi e, da ultimo, con i Gesuiti, decise di destinare il suo patrimonio di quasi cinquecentomila ducati ai gesuiti, a condizione che installassero subito in Maglie e nel suo palazzo una residenza della per istruire i giovani nella pietà e nelle lettere.

Ma, firmato il 18 febbraio 1843 l’atto di donazione, che i gesuiti accettarono, la duchessa fu delusa nelle sue aspettative di vedere il sollecito funzionamento delle scuole, irritandosi con i religiosi per la lentezza nell’organizzazione e per il rigore che ponevano nell’amministrazione del disastrato patrimonio, frenando gli sperperi e saldandone i debiti.

Circuita da esponenti della notabilità borghese, la vecchia duchessa fu convinta che i gesuiti, non adempivano più al fine per il quale avevano ricevuto la donazione, così si indusse a formulare in una convenzione (1847) delle postille che erano finalizzate ad ottenere la rinuncia dei religiosi all’eredità.

lI 1860 portò l’espulsione dei gesuiti e provocò la chiusura delle scuole fino al 1863, il sequestro delle proprietà ducali e la loro demanializzazione, provvedimento, questo, contro il quale insorse il comune di Maglie, in favore del quale il governo rinunciò al legato della duchessa.

La gratitudine di Maglie per la benefica sua ultima feudataria, dipartita nel 1848, fu onorevolmente espressa nel marmoreo monumento di lei che, compiuto il 1899, fu inaugurato il 29 luglio del 1900, il giorno del regicidio di Monza, mirabile lavoro di Antonio Bortone che fu preferito al magliese Giuseppe Mangionello, che aveva preparato un modello in gesso del monumento alto sette metri da erigersi nella piazza del Municipio, dove ora sorge la statua dovuta a Bortone.

In essa l’espressione della pia e buona signora è addolcita nei tratti duri ed arcigni consegnatici nel ritratto in tela che la raffigura col volto incorniciato da una candida cuffia merlettata, mentre attrae a sè, offrendogli una croce, simbolo della fede, un giovanetto seminudo di bell’aspetto, che la guarda con grata tenerezza e tiene tra le mani un libro aperto, simbolo della conoscenza, davvero un monumento nobile per ispirazione e mirabile per fattura che, Maglie pagò appena 17.000 lire all’artista di Ruffano che pochi anni dopo avrebbe elevato in Lecce il bronzeo monumento del duca Sigismondo Castromediano.

 

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