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Nessun cenno - né di favore, né di opposizione - all’idea del comune di Ugento di realizzare nel cimitero un forno per la cremazione dei defunti nella lettera che il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, ha indirizzato ai preti e alla comunità diocesana ma, soltanto, la necessità di ribadire la posizione della Chiesa circa la cremazione dei defunti e la conservazione delle loro ceneri.

 

 

 

Per farlo, il presule fa riferimento all’Istruzione Ad resurgendum cum Christo del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvata da Papa Francesco nel 2016, circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri, in caso di cremazione (LEGGI). Come pare ovvio, dunque, si tratta di regole che valgono per tutte le diocesi della Chiesa cattolica.

Dopo aver richiamato i fondamenti biblici e teologici riguardanti la morte e risurrezione di Gesù, fondamenti della fede di tutti i credenti in Cristo, il vescovo Angiuli ha ricordato che: “La Chiesa raccomanda insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in altro luogo sacro per confermare la fede nella risurrezione della carne e mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia”.

“La Chiesa - spiega Angiuli - condanna alcune concezioni errate della morte: annullamento definitivo della persona, fusione con la Madre natura o con l’universo, tappa nel processo della re-incarnazione, liberazione definitiva della ‘prigione’ del corpo”. Pertanto, “La sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti. La sepoltura dei morti è un’opera di misericordia corporale e favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi”.

Il vescovo entra poi nella questione della cremazione e della conservazione delle ceneri. “La Chiesa - prosegue il vescovo - continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti. Tuttavia, la cremazione non è vietata, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana»”. Dunque, “Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere - scrive il pastore del Capo di Leuca -, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica. La conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita. Le ceneri non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione”.

A tal proposito, va considerato anche che, purtroppo la legge italiana consente la conservazione nelle abitazioni e che sono sempre di più le persone che scelgono la cremazione come forma di sepoltura. Se, infatti, è stato il defunto a chiedere, tramite testamento o richiesta verbale, di essere cremato, è possibile che abbia anche indicato ai familiari il modo in cui desidera che si occupino delle sue ceneri. In assenza di indicazioni, i familiari più intimi (coniuge e parenti di primo grado) potranno disporre delle ceneri nel modo che ritengono più opportuno. Per tenere le ceneri del defunto in casa è necessario presentare istanza scritta all’ufficiale dello stato civile del comune in cui è avvenuto il decesso e allegare alla domanda copia conforme del testamento pubblicato, o dell’atto da cui risulta la volontà del defunto.

In assenza di testamento la richiesta deve essere presentata e sottoscritta dal coniuge o dai parenti più prossimi, che hanno ricevuto l’incarico morale di scegliere al posto del defunto. L’urna deve essere sigillata e riportare i dati anagrafici del defunto e la sua consegna ai familiari deve essere verbalizzata. Infine, l’urna deve essere collocata in un luogo sicuro, in cui non possa essere rubata, rimossa o profanata.

Ultima questione: il divieto della Chiesa di disperdere i resti mortali inceneriti. “Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista - ribadisce mons. Angiuli -, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione”.

Infine, conclude il vescovo: “Nel caso il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto”.

 

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