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Portalecce pubblica la testimonianza di una mamma di Lecce affidata al direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e parroco di San Massimiliano Kolbe, don Antonio Murrone per riflettere insieme sul silenzio dei preadolescenti. Di seguito il testo integrale: sarebbe utile per educatori, ragazzi e per tutti aprire un dibattito.

Esiste una forma di "bullismo agli albori" che si sviluppa già nelle scuole medie, dove i ragazzi in età preadolescenziale iniziano ad affermare il proprio io, alcuni a spese dei più insicuri. Le caratteristiche fisiche sono il primo motivo di offese e, si sa, fisicamente non tutti sono ancora "farfalle". 


Sono una mamma che osserva dalla prima media la propria figlia affrontare una situazione di estremo disagio tra le pareti della sua classe che sfocia spesso in pianto, solitudine e insicurezza... sono sempre i soliti quattro bulletti!

 

Il punto di forza di mia figlia è parlare, parlarmi tanto, raccontare tutti gli episodi sgradevoli che subisce quotidianamente legati al suo essere ancora un po' bambina (e ben venga a 11 anni) e un po' in sovrappeso. Una goccia stillata ogni giorno: faccia di maiale, cicciona (sussurrato senza farsi scoprire), il cancellino sfregato sulla maglia pulita, l'astuccio aperto lanciato per aria, l'umiliazione di dover raccogliere tutto, lo zaino preso a calci, le pedate sulla schiena da chi è seduto dietro, i fogli di lavoro strappati, l'esclusione dai gruppi di classe... Qualcuno stupidamente pensa che siano ragazzate, ma impariamo a guardarle con i loro occhi! Giorno dopo giorno la ragazza alza una muraglia impenetrabile intorno a sé e al proprio modo di essere, per proteggersi, specialmente quando purtroppo capisce che è più semplice per molti dei compagni seguire i gruppi e i bulli piuttosto che schierarsi dalla sua parte per farle da scudo! 


Le parlo, la ascolto, la sostengo, le spiego le debolezze di questi ragazzi che hanno bisogno di comportarsi così per sentirsi accettati e ridimensiono questi atteggiamenti, parlo con i docenti che spesso sottovalutano quanto accade e continuo a rafforzare l'autostima di mia figlia.

 

Passano due anni e arriva il suo tema sul bullismo, letto davanti alla classe:
"…le persone bullizzate tendono a chiudersi con sé stesse e con gli altri. Io ne so qualcosa perché anch'io sono stata bullizzata in prima media. Mi dicevano che ero grossa, mi chiamavano in modi non appropriati e la cosa che mi dava più fastidio è che pensavano fossi una bambina. È vero che gioco con le bambole. Secondo me il bullismo si può evitare in tanti modi cominciando dai genitori che dovrebbero tenere sotto controllo il proprio figlio… Ho ascoltato una canzone sul bullismo in cui la bulla diceva: 'Giro sempre con la corte che mi fa sentire forte! Perché io da sola di coraggio non ne avrei' .Quindi chi crede che assecondare il bullo/a sia una cosa fantastica non illudetevi perché vi usa per sentirsi forte!".


Ha ragione, dove sono i genitori? Perché sottovalutiamo i segnali che ci mandano i nostri figli con questi atteggiamenti? Perché non ci impegnano a riportarli nella dimensione giusta per la loro età? E soprattutto dovremmo insegnargli a 'non fare agli altri quello che non vorrebbero venisse fatto loro'. E dovremmo dirglielo anche con il nostro esempio. Parliamo di più, ascoltiamoli, osserviamo e indaghiamo i loro pensieri, i disagi e lavoriamo, laddove serve, ad aumentare la loro autostima e consapevolezza di sé e degli altri perché non siano più né vittime, né tantomeno bulli.

 

Forum Famiglie Puglia