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Non c'è due senza tre. Il vecchio detto popolare si compie al Via del Mare, dove il Lecce affrontava la Spal dell'ex Mancosu, oggi con la fascia di capitano della Spal.

 

 

Era ancora una volta dalla panchina che arrivava la stoccata vincente, che portava la firma di Helgason, un giovane umile, professionista serio e dalla buona tecnica. È lui che merita la palma del migliore in campo unitamente a Bjorkengren, anche lui subentrato e anche lui ragazzo di sacrificio, dedizione e grande volontà. Per il resto, è stata gara vera, difficile, forse oltre ogni previsione, ma è con questo spirito che si fanno cose grandi. Le conferme vengono dal tridente offensivo, ma questa volta poco preciso (sopratutto con Di Mariano).

Nei Salentini, rientravano Gabriel in porta, Tuia al centro della difesa al posto di Dermaku, e Calabresi a destra, preferito a Gendrey. Per il resto, mister Baroni confermava gli uomini scesi in campo a Terni.

La gara non era per nulla semplice perché gli emiliani volevano far risultato a tutti i costi e il loro 4-3-1-2 creava grattacapi a centrocampo ed era ultraoffensivo.

La giornata leccese era calda, ma mitigata da un piacevole venticello che la rendeva gradevole.

Come il clima, anche la gara doveva essere frizzante, perché il Lecce non poteva fallire l'appuntamento contro gli estensi. Soprattutto, l'ex Strefezza era atteso da una partita scoppiettante per far capire ancora una volta la bontà della scelta di Pantaleo Corvino che, mentre cedeva capitan Mancosu (che prima del match ha voluto salutare la nord e tutto lo stadio, fra scroscianti applausi), prelevava proprio dagli estensi, il funambolo brasiliano. Pure oggi ottima la sua gara.

Il calore della curva nord spingeva fin dall'inizio i ragazzi giallorossi, ma la doccia fredda poteva materializzarsi dopo solo 3 minuti, quando su calcio d'angolo, Vicari staccava di testa tutto solo, ma metteva alto sulla traversa. Il Lecce allora si scuoteva e iniziava a macinare gioco, andando persino in gol con Coda, ma la marcatura veniva correttamente annullata per fuorigioco. Era purtroppo solo un lampo in mezzo al predominio spallino.

I primi 25 minuti erano tutti di marca estense. Il Lecce si affidava alle ripartenze, ma lasciava troppo campo. Gargiulo era impreciso, Blin non recuperava i soliti palloni, Strefezza era ingabbiato da costanti raddoppi, così che dall'altro lato, il solo Di Mariano poteva godere di più spazio. Infatti, proprio dalle sue parti il Lecce era più insidioso.  Anche Hjulmand faceva difficoltà a carburare, ma pian piano la veemenza spallina diminuiva, anche perché gli emiliani non potevano certo mantenere il ritmo forsennato di inizio match.

Il Lecce era bravo a controllare, a volte persino soffrendo, ma senza mai arrendersi. Aveva però il demerito di non creare palle gol, nonostante Di Mariano avesse avuto una possibilità su un'azione confusa e terminata col tiro sbilenco di Hjulmand al 20'.

La Spal si faceva preferire nel palleggio, era spesso nella metà campo salentina, ma Lucioni e Tuia si mostravano insuperabili, nonostante le sofferenze a centrocampo. Alla mezz'ora, la gara cambiava. Infatti, in contropiede, il Lecce era pericolosissimo: da un recupero di Hjulmand, la palla giungeva a Strefezza e poi a Gargiulo, il cui assist per il taglio di Di Mariano era fantastico, ma il tiro del siciliano era respinto alla disperata da Alfonso. Era questa l'occasione migliore dei primi 45 minuti. La Spal subiva il colpo e il Lecce cresceva.

Migliorava un po' la prestazione di Gargiulo, il Lecce pressava con maggior convinzione e ne beneficiava la manovra offensiva. Anche Blin e Hjulmand calcolavano bene le distanze e disegnavano belle geometrie, facendo partire Gallo e Calabresi sugli out di competenza. Soprattutto da sinistra arrivavano le insidie per la Spal e il Lecce andava ancora al tiro, spingendo fino al 46', senza trovare però il guizzo vincente.

A inizio ripresa, Baroni inseriva subito Bjorkengren perché il centrocampo salentino lo necessitava e subito Coda aveva una doppia occasione. Il Lecce aveva un altro spirito e un'altra voglia.

Da un errore in disimpegno però poteva nascere il gol spallino, ma Vido mancava il bersaglio al 7' e un minuto dopo in contropiede Di Mariano sbagliava il tiro da ottima posizione.

Il grido della nord era incessante nel tentativo di sostenere la squadra a superare l'ostico avversario.

Al 16' si infortunava Tuia e Baroni ne approfittava per gli ulteriori cambi, veramente decisivi. Uscivano Blin e proprio Tuia, mentre entravano Helgason e Dermaku. Le sostituzioni erano perfettamente azzeccate. Infatti, proprio Helgason al 21' concludeva in gol una splendida azione, tutta in verticale, iniziata da Strefezza e proseguita da Coda che metteva il nuovo entrato davanti ad Alfonso, superato con un bel colpo di biliardo.

Qualche minuto dopo, sempre Helgason si trasformava in assist man per Di Mariano che si divorava un calcio di rigore in movimento.

Il Lecce controllava la gara senza troppi patemi d'animo. I giallorossi disputavano una ripresa di alta intensità e di grande intelligenza tattica. La vittoria era ampiamente meritata per via dell'alto numero delle occasioni create, anche se il torto oggi è stato di non chiudere il match, costringendo i salentini alla sofferenza finale.

Ora a Reggio Calabria ci sarà da vincere una nuova battaglia per coltivare il sogno chiamato serie A.

 

 

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