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È un Lecce da sballo e un secondo tempo da incorniciare. È tutto meravigliosamente bello e, alla fine, il risultato finale sta persino stretto al Lecce che vince 2-1 tra gli applausi scroscianti del Via del Mare, tornato a ruggire come non mai.

 

 

 

Alla ripresa del campionato era fondamentale dare dei segnali circa il buon cammino effettuato durante questa lunga pausa, causata dei mondiali di calcio qatarini. E di buoni segnali ce ne sono stati.

Il primo è dato dallo straripante tifo salentino che ha surclassato in lungo e in largo gli ospiti, incitando costantemente i giallorossi nel catino del Via del Mare, esaurito da tempo in ogni ordine di posto.

Poi va dato atto alla squadra di Baroni di aver dato sfogo a tutte le energie, andando forse persino oltre il limite, soprattutto in considerazione della lunga pausa e dello svantaggio iniziale. Inoltre, diciamolo subito: il Lecce affrontava una squadra dal tasso tecnico superiore e che poteva schierare la formazione titolare, con il pericolosissimo Immobile in attacco, coadiuvato dall'imprevedibile Pedro e dal rapido Zaccagni.

Gli schemi di Sarri, in alcuni frangenti almeno, sono stati adeguatamente eseguiti dai biancocelesti, che conoscono a memoria lo spartito del loro tecnico. Di conseguenza, era normale che la formazione giallorossa dovesse soffrire l'organizzazione di gioco dei romani, così come le forti individualità che, in fase offensiva, possono mettere in difficoltà chiunque. Ciò che non doveva accadere era l'approccio troppo morbido alla gara, quasi poco combattivo.

In verità, i romani hanno palesato anche un centrocampo di tutto rispetto con Milinkovic Savic sugli scudi, mentre Cataldi faceva da frangiflutti in fase di ripiego.

Il Lecce doveva fare i conti con i diffidati Hjulmand, Umtiti e Gonzalez, che correvano il rischio di saltare la delicata sfida salvezza con lo Spezia.

Nonostante ciò, i giallorossi hanno messo in difficoltà gli avversari cercando di rimanere con la difesa alta e promuovendo il pressing sulle partenze da dietro dei laziali.  Strefezza non era il solito e sovente sbagliava scelte e passaggi, al contrario di Gonzalez che mostrava quantità (quanti polmoni ha?) e qualità.

Fondamentale, in fase difensiva, l'apporto di Blin, utile in diverse chiusure e abile a far ripartire i salentini, anche se pure lui, a volte, era impreciso. Invece, il Lecce non riusciva a sfondare sulle fasce laddove Gallo e Gendrey non erano troppo propositivi dovendo badare agli sguscianti Pedro e Zaccagni.

Baroni aveva comunque preparato bene la gara e le fonti di gioco laziali venivano adeguatamente rintuzzate. In avanti, Colombo lottava su ogni pallone, ma risultava spesso isolato.

Le chiavi tattiche della gara erano due: da un lato, vi erano i duelli in velocità nella metà campo salentina che mettevano a dura prova Baschirotto e Umtiti, insuperabili sulle palle aeree. Soprattutto Umtiti giganteggiava e comandava tutta la difesa con personalità e capacità di far ripartire l'azione sempre in modo corretto. Dall'altro lato, contavano molto le sovrapposizioni sulle fasce dei salentini, capaci di colpire soprattutto sulla fascia di sinistra dove Gonzalez era molto incisivo.

Comunque la partita ha vissuto diverse fasi. Nel primo tempo, iniziava molto meglio la Lazio che era subito propositiva su calcio da fermo quando Casale colpiva di testa e impegnava Falcone, su un calcio di punizione quantomeno dubbio, ma che costava addirittura il giallo a Banda.

Al 15' era Immobile a scattare sul filo del fuorigioco (tenuto in posizione regolare da Gendrey) e a realizzare il vantaggio ospite. Il Lecce appariva troppo timido e i laziali continuavano a tenere il pallino del gioco.

Poi, però, pian piano il Lecce guadagnava metri e il pressing funzionava meglio, anche se non portava a conclusioni pericolose. Anche Hjulmand giocava a fasi alterne. Di contro, la Lazio era insidiosissima in ripartenza ed esperta nel perder tempo nei momenti cruciali del match.

Nella ripresa, Baroni sostituiva Banda (evanescente) con Di Francesco. Il Lecce era trasformato e subito pericoloso con lo stesso Di Francesco. Allora i romani iniziavano a stramazzare a terra, inscenando teatrini poco edificanti, favoriti da un arbitro consenziente.

Al 12' la pressione giallorossa era premiata dal gol di Strefezza abile a ribattere a rete su tiro di Di Francesco.

Il Lecce era spinto dal tifo della Nord e dal duo di scuola Barcellona, Umtiti (il migliore in campo) e Gonzalez. Così le perdite di tempo dei biancocelesti svanivano improvvisamente. Il Lecce però la voleva vincere e il match era intenso. Sarri inseriva Felipe e Vecino, e la Lazio ne beneficiava.

Poi alcuni tifosi laziali erano protagonisti di villani ululati contro Umtiti e l'arbitro sospendeva il match di fronte all'ennesima intemperanza razzista laziale. Era poi la Nord a ripetere il nome di Umtiti, seguita da tutto lo stadio. L'atmosfera era propizia e al 26' il Lecce raddoppiava. Su cross di Di Francesco la stoccata vincente era di Colombo.

Gli ultimi minuti sono da cardiopalma, ma i 7 minuti di recupero sono un ulteriore regalo ai laziali, i quali non tirano nemmeno verso la porta e la vittoria è meritata.

 

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