Vi è un uomo, un calciatore che rappresenta l'emblema di questo Lecce. È un ragazzo umile, senza fronzoli, puntuale nelle chiusure difensive, ma soprattutto efficace e semplice nelle sue giocate, elegante in alcuni frangenti, eppure sempre pratico, concentrato e concreto. Stiamo parlando di Baschirotto, il migliore fra i salentini, simbolo del Lecce operaio, aggressivo e feroce che ha stanato e domato i lombardi. Ma il Lecce è anche la perla tecnica di Strefezza, la voglia di Hjulmand, la corsa di Gonzalez e l'applicazione di tutti i protagonisti.
In verità, la gara non si presentava per nulla facile. Ballardini, da poco arrivato sulla panchina della Cremonese, ha deciso di mantenere l’impianto tattico di base della squadra. Il modulo di riferimento è stato il 3-5-2. Quindi l’idea iniziale era quella di tenere il pallone e giocare senza scoprirsi, stringendo le linee e cercando i cross per le punte.
La formazione lombarda aveva anche delle interessanti individualità. Carnesecchi, con le sue parate, ha tenuto in partita la squadra, dimostrandosi uno dei migliori talenti nel ruolo. Valeri, l’esterno sinistro, è uno dei propulsori della fase offensiva più insidioso. Autore di un gol, un assist, terzo per cross, secondo per passaggi chiave. Per questo motivo, Gendrey rimaneva attaccato a Valeri, magari spingendosi meno in avanti, ma controllando egregiamente la sua fascia. Ciofani era la punta fisica, il giocatore che dava peso all’attacco. Ballardini lo ha rilanciato come titolare, sfruttandolo come riferimento. In stagione aveva segnato 3 gol, secondo marcatore della squadra. In coppia con lui, al posto di Okereke, Dessers, alto e insidioso. Di fronte a ciò, il Lecce di Baroni proponeva il suo gioco consueto, fatto di pressing, intensità e solidità. L'idea iniziale del tecnico toscano era quella di controllare gli avversari per ripartire negli spazi con il tridente offensivo guidato da Strefezza, finalmente rimesso a destra, e coadiuvato da Colombo e Di Francesco. Senza volersi inventare nulla, Baroni ritrovava il suo Lecce, bello e concreto.
Le chiavi del match erano date dai duelli difensivi con Dessers e Ciofani marcati a vista da Baschirotto e Umtiti, dal gioco sulle fasce laterali dove i lombardi erano annichiliti e, soprattutto, dal recupero delle seconde palle, che, nella ripresa, erano ad appannaggio dei giallorossi. A volte, i lombardi saltavano il primo pressing del Lecce, con i lanci lunghi, proprio usando la stessa tattica del Verona. Infatti la Cremonese si rendeva conto della pericolosità dei salentini i quali, nei primi 15 mimuti, si erano affacciati in area avversaria, spaventando i padroni di casa. Il Lecce aveva diverse potenziali occasioni, soprattutto con Colombo, poco cattivo nelle conclusioni.
Il gruppo salentino concedeva poco e, anche quando Gallo e Gendrey venivano saltati, Baschirotto e Umtiti erano sempre perfetti negli interventi.
Intorno alla mezz'ora del primo tempo, la pressione dei grigiorossi aumentava e, sopratutto da palla inattiva, erano pericolosi i cross su Ciofani, ma il Lecce era assolutamente concentrato e a centrocampo sopratutto Hjulmand, ma anche Blin, recuperavano diversi palloni. La Cremonese aveva difficoltà di impostazione dal basso, solo che il Lecce inizialmente non ne approfittava. Al 39' Baroni era costretto a sostituire Blin con Askildsen per un brutto colpo subito dal francese.
I giallorossi confezionavano calci d'angolo, grazie alla mobilità di Di Francesco. Il Lecce cresceva nel finale di tempo, ma mancava la stoccata vincente.
Nella ripresa, dopo un pericolo iniziale, il Lecce passava meritatamente in vantaggio su calcio d'angolo con il gol di testa di Baschirotto, man of the match.
Un minuto dopo, Ballardini correva ai ripari e cambiava l'attacco. Nei salentini crescevano Gonzalez e Askildsen, anche se a lottare e a correre ovunque era lo spagnolo.
Pochi minuti dopo, ci pensava Strefezza ad inventare la perla di giornata dando al Lecce il 2-0.
Baroni poi cambiava gli esterni di attacco, inserendo soprattutto Banda che sfiorava il 3-0, negato solo da un eccellente Carnesecchi.
A 5' dal termine Gonzalez usciva fra gli applausi del pubblico e ritrovava il terreno di gioco Helgason. Nel finale, il Lecce non soffriva più di tanto e i lombardi non creavano pericoli di sorta. Ora il Lecce è atteso dalla dura gara interna con la Roma, ma l'impresa più importante è stata quella odierna. I ragazzi non abbasseranno la guardia e ci sarà da divertirsi con la banda di mister Baroni che è tornata a suonare il consueto, armonioso e vincente spartito.