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L’attività sportiva nel Salento si è fermata, come in tutto il mondo a causa della pandemia da Covid-19.

 

 

 

Il Centro sportivo italiano non guarda al modello dello sport professionistico ed al suo giro economico che in questi giorni sta movimentando il dibattito intorno al mondo delle grandi società sportive, poiché diamo allo sport un alto valore educativo, di crescita, impegno e aggregazione sociale. Stiamo combattendo anche noi la lotta con il coronavirus.

I circa 9000 atleti di entrambi i sessi, soprattutto giovani e giovanissimi che fanno parte delle 180 società sportive operanti nei due comitati Csi nella nostra provincia, sin dal 4 marzo scorso si sono fermati.

Tutti i campionati sono stati interrotti, i numerosi eventi già programmati sono stati rimandati, le aspettative dei ragazzi di giocare le finali regionali e quelle nazionali  sono state cancellate, il sogno di stare insieme alle migliaia di ragazzi di tutta Italia a gareggiare con gioia in tutte le specialità sportive è svanito .

Per stare vicini ai ragazzi abbiamo lanciato il torneo Fifa 20 Csi, un videogioco di calcio, su varie console e strumenti multimediali del mondo degli e-sports, ed altre interessanti iniziative verranno proposte nei prossimi giorni.

Ma alle complessità di far comprendere ai ragazzi che questo stop sarà lungo, si sono aggiunte le difficoltà economiche delle società sportive, che vivono questo momento con grande timore di non farcela, per cui in questo delicato periodo abbiamo sentito il dovere di stare vicini alle nostre società, alle parrocchie, ai gruppi sportivi, ai nostri oratori, attraverso periodici incontri in videoconferenza, nei quali abbiamo voluto capire le loro problematicità e fornire assicurazioni che tutto il nostro impegno con la mente e col cuore è rivolto alla ripresa, alla nuova fase che con molte difficoltà, già si intravede.

Ovvio che il primo punto da rispettare per noi del Csi è la salute delle nostre ragazze e ragazzi, per cui solo quando avremo la certezza, anche in relazione alle disposizioni governative, di poterla  garantire, penseremo di ripartire, con la gradualità dettata dalla disciplina sportiva, e dalle necessità di attuare, in queste discipline, le misure di sicurezza stabilite dalle norme.

I ragazzi nella loro innocenza scalpitano al pensiero di voler nuovamente indossare le scarpette da calcio, le tutine da ginnastica o di entrare in palestra a fare pallavolo o basket, ma noi, in questi incontri con gli animatori, allenatori, dirigenti di società ed oratori, abbiamo puntato a spronarli a saper trasformare questo tempo sospeso, questa strana situazione che stiamo vivendo, in una splendida occasione di iniziare un altro tipo di allenamento, non più muscolare, tattico, agonistico, ma rivolto alla mente ed alla sua educazione.

Abbiamo evidenziato  loro che l’occasione è buona per ricordare ai ragazzi e non solo, che la salute delle persone viene prima di ogni attività sportiva, che la nostra squadra si chiama  “Umanità” e difendere anche solo una vita umana è il nostro grande impegno.

Abbiamo rammentato loro che, come nello sport li alleniamo a giocare sempre all’attacco, come ci insegna il nostro capitano, Papa Francesco, dobbiamo anche imparare a difenderci  per proteggere il lato debole della nostra squadra, che nella vita si chiama, l'anziano, malato, emarginato, affinchè  l’avversario non ne approfitti. 

Prepararli ancora di più a ritenere il rispetto delle regole, assolutamente indispensabile, perché attraverso questa buona pratica, si riuscirà a stare insieme, continuare a vivere e a giocare, in sicurezza, anche se questo ci costa fatica e vincolo alla nostra esuberanza. Abbiamo detto a  dirigenti, agli animatori degli oratori di ricordare ai propri  ragazzi che, mentre loro sono fermi, ci si augura ancora per poco, nel mondo ci sono tantissimi ragazzi loro coetanei, fermati dalle bombe, dal freddo e dalla fame, e costretti a scappare anche a rischio di morire per trovare un rifugio sicuro.

Questo riteniamo sia stato il nostro ruolo in questo momento difficile, convinti  che, come 76 anni fa, il Centro sportivo italiano, nacque in un’Italia distrutta dalla guerra, ed intorno a questa bandiera blu- arancio si coagularono le speranze di molti ragazzi che non avevano futuro, così ora, attraverso l’opera  del Csi, si possa infondere coraggio e fiducia,  stimolando creatività e collaborazione, per dare risposte positive ai bisogni educativi dei nostri ragazzi, certi come siamo che quando tutto sarà finito, nulla sarà come prima.

 

Forum Famiglie Puglia