Il Salento piange la scomparsa di Stefania Caione.
Il mondo della società civile, della cultura e dell’impegno cattolico dicono addio ad una donna di grande umanità, da sempre in prima linea nel sociale, nel volontariato e sul fronte dei diritti.Era presidente regionale del Cif, il Centro italiano femminile, ovvero “l’associazione di donne, credenti e cittadine” di cui ha ricoperto anche incarichi nazionali. Stefania Caione si è spenta ieri 3 giugno, dopo una breve e grave malattia. Aveva 67 anni. Fino al pensionamento, è stata funzionario dell’assessorato al turismo della regionePuglia.
E nei suoi trascorsi, spiccano anche l’impegno in politica e nelle istituzioni. È stata infatti primo cittadino di Arnesano, il suo paese di origine, dal 1994 al 1998. Primo e unico sindaco donna del paese, il primo inoltre ad essere votato direttamente dai cittadini. A seguito delle dimissioni del predecessore, fu eletta sindaco dal consiglio comunale nell’ultimo scorcio di mandato. Con l’introduzione del nuovo sistema maggioritario, nell’aprile del 1995 fu poi confermata, a suffragio universale e diretto, primo cittadino di Arnesano guidando la lista dell’allora Partito popolare italiano.
Una folla commossa ha partecipato ai funerali che si sono svolti questa mattina, proprio nella chiesa madre della sua Arnesano. La celebrazione è stata presieduta dal parroco don Antonio Sozzo, concelebrata da don Totò Mileti dell’arcidiocesi di Otranto, che insieme a Stefania ha lavorato nel Cif, e accompagnata dalla preghiera di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, amico della famiglia Caione.
Il Vangelo delle Beatitudini è risuonato come un inno di speranza. “Beati gli operatori di pace, beati i puri di cuore: queste sono alcune Beatitudini - ha detto don Antonio nell’omelia - che possono essere applicate alla vita di Stefania. Ha costruito il bene sporcandosi le mani. Oggi la salutiamo in questa chiesa, il luogo e il cuore di una comunità dove ha svolto a lungo il suo impegno a più livelli. Per lei non parlano le parole, ma il bene che ha fatto. Stefania è stata anche del presidente del Cif. Chi vuol fare il bene, trova sempre il modo per farlo. E lei è stata capace di trovare tanti modi e tante strade per essere una costruttrice di pace e di bene”.
Dopo la parentesi politica e istituzionale, Stefania Caione si è dedicata alle attività sociali e culturali. Proprio due anni fa, inoltre, aveva curato e dato alle stampe il libro “L’alba di un giorno” (dedicato alla vita e alle opere del gesuita salentino padre Raffaele Manca) rimasto nei cassetti per quasi mezzo secolo. Un volume scritto dal padre, un grande uomo e letterato come Giuseppe Caione, anch’egli storico sindaco di Arnesano (dal 1964 al 1969) e presidente dell’Azione cattolica diocesana. Un libro che la figlia Stefania ha pubblicato postumo, a cinquant'anni dalla morte del genitore.
Stefania Caione lascia il marito Vincenzo, la figlia Beatrice, la madre Rosetta e i fratelli Piergiorgio e Paolo. E al termine della liturgia, prima del saluto commosso del seminarista Antonio De Nanni, dall’altare sono risuonate anche le parole di don Totò Mileti: un messaggio carico della “stima, dell’affetto e del profondo senso di gratitudine” di tutta la famiglia del Cif. “Due cose voglio dire a Stefania. Anzitutto, grazie! Grazie perché, nel corso della tua lunga missione per gli altri, hai seminato molto - ha ricordato il sacerdote - nel terreno della pace e della giustizia. E poi, cara Stefania, continua a pregare per la tua famiglia, per noi, per la tua comunità. Donaci la grazia del perdono, dell’unità e dell’amore”.