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Nella mattinata di domenica scorsa, si è tenuta nella chiesa parrocchiale di San Pio X in Lecce la celebrazione per l’insediamento del nuovo parroco, don Carlo Calvaruso, chiamato a succedere a don Vito Caputo, nuovo parroco della cattedrale.

 

 

Un triduo di preghiera in preparazione di tale evento era stato tenuto nei giorni precedenti da mons. Antonio Montinaro, mons. Nicola Macculi e mons. Salvatore Carriero. La liturgia eucaristica è stata presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia e concelebrata da mons. Luigi Manca, vicario generale, e dal nuovo parroco don Carlo.

Riprendendo il messaggio evangelico della XXV domenica del Tempo Ordinario, l’arcivescovo ha impostato la sua omelia sulla figura dell’amministratore, in questo caso il nuovo parroco, al quale vengono affidati due beni preziosi: la Parola di Dio e l’Eucarestia, beni da riscoprire ogni volta perché “il nostro Dio è nuovo ogni giorno”. La sua Parola non è “una” parola, ma “la” Parola, quella attraverso cui Dio parla ad ognuno di noi anche oggi; l’Eucarestia è l’incontro con Cristo e non può essere un’abitudine, ma deve far sempre “sussultare”. Ogni nuovo parroco, con il proprio stile e con la propria sensibilità, deve continuare l’opera di evangelizzazione dei suoi predecessori e farsi carico delle persone a lui affidate, vedendo in esse la sua famiglia, a cui provvedere come padre, fratello, amico, secondo le situazioni. L’ultima riflessione dell’arcivescovo ha riguardato San Pio X, il Papa dell’Eucarestia, che rivolse una particolare attenzione ai bambini; bambini che anche nel nostro tempo vanno sensibilizzati alla fede nell’ambito familiare prima ancora che in quello parrocchiale.

Ora, la speranza e la fiducia della comunità di San Pio X è riposta nella guida del nuovo parroco don Carlo, di cui sarà preziosa soprattutto l’esperienza maturata nell’Ufficio catechistico diocesano. In un tempo in cui le famiglie sono sempre più lontane dalla vita parrocchiale, la formazione del catechista diventa indispensabile per trasmettere la bellezza della fede attraverso incontri più freschi e attraenti per i ragazzi. L’impegno già profuso da don Carlo nell’organizzare corsi di formazione per catechisti non può che giovare all’intera parrocchia di oggi e di domani.

Umana ed affabile è stata la presentazione che ha fatto di sé stesso alla comunità. Ripercorrendo i tempi della sua fanciullezza, quando la vita dei bambini si alternava tra il gioco per strada e la parrocchia, don Carlo ha messo in rilievo la necessità di trovare nuove modalità per avvicinare i giovani. Si propone di operare senza cedere a nostalgie, ma seguendo l’evoluzione del quartiere, sulla scia del suo predecessore don Vito, con il quale aveva già collaborato in passato ed al quale è legato da una profonda amicizia e stima. Citando le parole della Genesi: “Osso dalle mie ossa. Carne dalla mia carne”, don Carlo accoglie la comunità come sua sposa, recitando la formula del matrimonio in cui si promette amore nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte.

*ha collaborato Rosa Centonze

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli

 

 

 

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