Si è concluso domenica scorsa, 2 ottobre, il mandato pastorale di don Daniele Fazzi presso la parrocchia di San Sabino in Lecce. Lunedì prossimo, 10 ottobre alle 18 farà il suo ingresso da parroco della comunità di San Francesco d’Assisi in Lecce.
Alla presenza della comunità il parroco, don Sandro Quarta, ha rivolto parole di lode e gratitudine a Dio per questo immenso dono di grazia. “Ci conosciamo dal settembre 1987 ed è stato bello condividere l’esperienza spirituale con te in mezzo a noi, in questi ultimi due anni e tre mesi. Tra una settimana per te se ne aprirà una nuova. Oggi, la nostra presenza significa e testimonia la nostra preghiera, con cui diciamo grazie al Signore per il tuo dono”.
Un servizio reso con il cuore, con devozione, quello di don Daniele, senza tornaconto, sino all’ultimo intessuto di dialogo costante con Dio e con i fedeli, che è stato linfa, passione, forza nel suo essere cristiano, tutto intriso di amore e carità. “Ecco allora è diventato un modo per lodare il Signore - ha detto don Daniele - per ringraziare per il dono della fede e perché ci ha chiamati a servirlo e ad amarlo con tutto se stessi. E questa sera ringrazio Dio che mi ha voluto in questo biennio con voi, per l’accoglienza di questa comunità, perché don Sandro ha voluto che condividessimo questo altare nel celebrare la santa messa e collaborare nelle varie necessità della parrocchia”.
Nonostante la pandemia, con le restrizioni che hanno aumentato le distanze interpersonali, ugualmente la comunità ha cercato di sentirsi viva, soprattutto nella preghiera. “Benché sia stato complicato vedersi, ci si è sentiti fratelli, uniti in questo percorso certamente non facile. Allora, dico grazie al Signore e alla Vergine Santa per ciascuno di voi, che è stato un grande dono per me, per la vicinanza, per l’amore. Abbiamo camminato insieme, con don Sandro in questo tempo, che, anche se breve, certamente ha lasciato nel mio cuore delle tracce indelebili. Davanti all’altare devo mettere tutto il bene e tutto l’affetto che date a noi sacerdoti”.
Ha espresso solo una richiesta: “Non c’è dono più bello - ha detto - che pregare per i sacerdoti. La preghiera è quella forza che ci porta a guardare secondo le necessità del Signore”. E, infine, ha espresso un augurio: “Che la nostra fede non sia mera convinzione razionale, ma di vita, sapere che Dio ha messo il seme della fede nel cuore e sta a noi averne cura. Esso ci porta al cospetto suo, a vivere questo rapporto con Gesù che purifica le relazioni fra noi. Il Signore ci chiede come sacerdoti, come genitori, come professionisti, non importa dove, di metterci a Sua disposizione, sentirne la chiamata, fare ciò che ci chiede non per imposizione, ma perché lo si crede, lo si fa per amore e perché nella preghiera ci sentiamo tutti più uniti e forti”.