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Ieri mattina, nel giorno dedicato a Tutti i Santi, è stata inaugurata e benedetta dall’arcivescovo Michele Seccia, la facciata restaurata della chiesa di Sant’Angelo a Lecce in piazzetta SS. Addolorata, in pieno centro storico, zona “chiesa greca”.

 

 

 

“Questa mattina, nella solennità di Ognissanti - ha detto l’arcivescovo prima della solenne concelebrazione eucaristica cui hanno preso parte anche il rettore di Sant’Angelo, mons. Luigi Fanciano, il vicario episcopale per l’economia, mons. Antonio Montinaro e mons. Nicola Macculi, vicario episcopale per la carità - viene svelata la facciata di questa chiesa che è un gioiello del barocco leccese, ma amo dire della Lecce ecclesiae, della comunità che in questo luogo si riconosce e viene qui per pregare e incontrarsi”.

A fare gli onori di casa l’esimio cultore e custode di tanta bellezza, Claudio Selleri, priore dell’arciconfraternita dell’Addolorata che ha finanziato l’intervento realizzato dalla ditta specializzata in restauri, Nicolì spa di Lequile.

“Con questo ulteriore restauro - ha aggiunto il sindaco Carlo Salvemini, intervenuto alla cerimonia in rappresentanza dell’amministrazione comunale - si aggiunge un altro tassello alla riscoperta e valorizzazione della città storica, sempre più bella e restituita al suo originario splendore”. “Ho confidato all’arcivescovo - ha svelato il primo cittadino - il desiderio personale di poter contribuire al recupero dell’edificio di proprietà comunale annesso alla chiesa di Sant’Angelo, ex istituto Garibaldi, fino agli inizi degli anni ’70, attivo come orfanotrofio”.

La Chiesa di Sant’Angelo, o di Santa Maria di Costantinopoli, alla quale sono dedicati l’altare maggiore e una grande tela sulla parete di fondo dell’abside, è la più antica della città di Lecce. Il suo nucleo originario fu infatti edificato nel 1061 e dedicato alla Madonna di Costantinopoli. All’epoca la collocazione dell’edificio era al di fuori delle mura e solo successivamente venne inglobata nel nucleo abitato, in seguito all’ampliamento della cinta muraria voluto da Carlo V.

La tradizione narra che nel XIII secolo, durante una celebrazione liturgica un prolungato squillo di tromba indusse i fedeli, incuriositi, a precipitarsi fuori, salvandoli così dal crollo della volta. Il miracolo fu attribuito all’Arcangelo Michele, perciò la chiesa prese il nome di San Michele Arcangelo e quindi Sant’Angelo. Al santo sono dedicati un altare e una statua che lo rappresenta mentre combatte con il drago.

La chiesa venne ristrutturata una prima volta nel sec XIV sec. ed in seguito dagli agostiniani nel 1663 su progetto di Giuseppe Zimbalo, ricevendo quell’impronta architettonica che ne fa un gioiello di arte barocca. Dell’originario edificio resta la porticina in legno di un ciborio con la raffigurazione di Cristo negli abiti di un sacerdote bizantino.

La facciata si sviluppa su due ordini: quello superiore, rimasto incompiuto, scandito da un'alta finestra centrale, e quello inferiore con il portale, realizzato nel 1750 su progetto di Emanuele Manieri. Rivestito da una lamina di bronzo, presenta al centro a rilievo una grande aquila bicipite ad ali spiegate, tra gli emblemi degli agostiniani- Sulla trabeazione, putti aquile e leoni sorreggono le lettere dell’epigrafe dedicatoria: “Deiparae Costantinopolitanae ab initio dicatum reaedificatum” (dedicato dall’inizio alla genitrice di Dio di Costantinopoli riedificato n.d.r ).

L’interno è a croce latina ad un’unica navata su cui si aprono quattro cappelle per lato, con preziosi altari, alcuni attribuiti a Zimbalo. Le numerose e pregiate tele di Oronzo Tiso, Serafino Elmo e di prestigiosi artisti di scuola napoletana, le statue di marmo e cartapesta tra cui opere di Antonio Maccagnani, accrescono il tesoro della chiesa. Un’occasione, quella dell’inaugurazione del prospetto restaurato, per conoscerla ed ammirarla.

 

Racconto per immagini di Artuto Caprioli

 

 

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