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Hanno ricevuto la cresima lo scorso 9 febbraio, ai limiti del lockdown, hanno vissuto l’isolamento dai loro soliti compagni di classe, mai prima immaginando quanto avrebbero desiderato il loro gruppo di scuola, di oratorio, di catechismo, di amici, hanno preparato con trepidazione in solitudine la loro tesina d’esame di Stato di secondaria di primo grado.

 

 

Sono 27 ragazzi della parrocchia di San Sabino in Lecce, che al pari dei loro coetanei tredicenni in Italia, si preparano con ansia ad affrontare la prova conclusiva di otto anni di studio, già proiettati verso nuovi approdi e sconosciuti orizzonti.

E si sono rincontrati dopo tre mesi per pregare insieme al loro parroco don Sandro Quarta e alle loro catechiste Carmen Corallo e Antonella Greco, prima della tappa finale e di un futuro già prossimo, in una santa messa ieri sera all’aperto, che non ha avuto il senso di un apotropaico portafortuna, ma di ringraziamento dopo un ciclo di studi intriso di emozioni, ricordi di volti, talora di delusioni cocenti e di successi formativi.

“A volte nella vita - ha detto don Sandro - abbiamo bisogno anche di uno schiaffo, come il Coronavirus, perché sappiamo dare il giusto valore agli eventi, per credere sin in fondo a ciò che facciamo, mettendo al bando la superficialità, che ci priva di ogni credibilità. È la quotidianità, l’ordinarietà che ci conduce all’incontro con Dio, le piccole cose. È vero! Forse non sono esami universitari, ma adesso sono i vostri esami, frutto delle vostre fatiche”. Pertanto, l’atteggiamento più consono per l’approccio alla vita e alla realtà è quello suggerito da don Lorenzo Milani: “I care”, cioè “mi sta a cuore”. “Così tutto è più bello - ha concluso don Sandro - la scuola, lo stare con gli altri, i professori, il venire in parrocchia. Il voto finale vi farà contenti o disilluderà qualcuno, ma ciò che resta è la passione con cui voi avrete operato. Tutto serve nell’esistenza e vi deve interessare!”.

 

Forum Famiglie Puglia