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Cala il sipario a Melendugno chiudendo i festeggiamenti in onore del protettore San Niceta il Goto, dopo una grande partecipazione dei cittadini ai riti civili e religiosi.

 

 

 

Tutti i riti sono stati purtroppo ridimensionati a causa delle restrizioni sanitarie imposte dall’emergenza sanitaria in corso, ma questo non ha fermato i sentimenti di tradizione e devozione dei cittadini di Melendugno. “Abbiamo bisogno di nuove energie, sempre, l’unica condizione che si richiede è quella di avere un cuore libero e generoso, che sia innamorato di Cristo e del Vangelo, e che quindi non anteponga i propri interessi a quelli della comunità” ha precisato il parroco di Melendugno don Salvatore Scardino, rivolgendosi ai fedeli presenti al termine della celebrazione vespertina che, l’arcivescovo Michele Seccia, ha presieduto in Piazza Pertini l’altra sera: “La festa di San Niceta ci propone una realtà che ai tempi della globalizzazione rischia di essere negata. Vogliamo essere una comunità viva, che si incontra, fa festa e si riconosce come popolo di Dio” ha concluso don Salvatore, ringraziando nel suo discorso conclusivo le autorità civili, i collaboratori parrocchiali ed in particolare il comitato feste patronali. Anche quest’anno non è mancata la pubblicazione del giornale “Il Melendugnese” promosso dal locale circolo cittadino e che, nel corso della festa, è stato distribuito in via Roma. Non potendo svolgere la tradizionale processione, il simulacro di San Niceta, insieme alla reliquia del braccio, sono state trasportati in piazza ed esposti durante la celebrazione, mentre i festeggiamenti si sono conclusi con uno spettacolo pirotecnico.

 

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