Chiamato il giorno di Ognissanti 2015 a guidare una Parrocchia socialmente complessa alla periferia di Monteroni, quella degli “Spierti”, (la seconda del paese, istituita nel 1957), fatta in prevalenza di famiglie giovani e con scarsa natalità, ma pure di molti anziani, con almeno 5 mila anime che si basano su condizioni economiche non sempre facili, don Giorgio Pastore in questi giorni vi celebra il XXV dall’ordinazione sacerdotale.
A me, che ho attraversato buona parte dell’esistenza di questa Comunità, è chiesto di esprimere la riconoscenza e la stima verso un prete forestiero... di Cavallino, che però ha saputo ben radicarsi nella fino ad allora da lui ignorata realtà, nella quale giungeva.
La gratitudine nostra va anzitutto al Signore e, poi, all’arcivescovo emerito Domenico D’Ambrosio.
Senza dubbio, in questi sette anni, don Giorgio si è manifestato come un fratello, un padre, un amico. Con la sua quotidiana testimonianza di pastore – nomen omen, direbbero i Latini! – e la sua salda dottrina, la sua indiscutibile bonomia, le battute facili e i piacevoli racconti di vita vissuta, e insomma con la sua cordialità. Per giunta con la sua voce tonante, con certe sue omelie infuocate, le tante sue bacchettate e le critiche e frecciate o con le sue umane fragilità ed errori... ci ha tenuto e tiene legati a sé. E conduce a Cristo la gente a lui affidata e la gente a Cristo.
È ammirevole la sua dedizione instancabile, con una presenza costante – mai una vacanza o un’assenza, se non per motivi di salute – e una facilità di avvicinare e di essere avvicinato, alla ricerca della «pecorella smarrita» e sempre pronto all’ascolto e al conforto. Ancor più esemplare si dispiega il suo Amore all’Eucaristia e alla Parola e trainante l’invito e lo stimolo continuo a condividerle, ad attuarle e così corrispondere alle attese del Padre celeste.
Saldamente ancorato alla irrinunciabile nostra civiltà cristiana, alle solenni liturgie e alle belle tradizioni, ma d’altra parte in sintonia con l’ineludibile evolversi della società e, dunque, proteso verso il futuro. E ben consapevole della necessità di interventi durevoli e non estemporanei.
Nella speranza di far cadere muri di indifferenza e di individualismo, di inculcare una reale vita cristiana nel suo popolo, di dar voce alle «periferie esistenziali», di poter indirizzare le distratte giovani generazioni sulla via del Vangelo, di rendere la chiesa parrocchiale centro effettivo di comunione alla quale rivolgersi non solo... per essere battezzati, per sposarsi e per l’ultimo saluto!
Infine, grande è stata la sua capacità di saper dare lustro e decoro ai due edifici sacri (dell’Ausiliatrice e di San Fili), al campanile e di incentivare le varie opere comunitarie (prima fra tutte l’oratorio “S. Giovanni Paolo II” da lui fondato), di consolidare la catechesi di iniziazione e degli adulti, l’associazione musicale e la banda, il coro, i ministranti e l’ADMA; di promuovere comunque storiche esistenze quali l’Azione Cattolica (in particolare quella giovanile e l’ACR), l’Apostolato della Preghiera e la Caritas; di sostenere la Confraternita “S. Gaetano da Thiene” (questa con ormai sperimentate adozioni a distanza, borse di studio ai ragazzi di elementari e medie, concrete e nascoste iniziative di beneficenza); e di esaltare la funzione della rettoria-santuario di San Fili, di accrescere l’importanza e il valore delle feste dell’Ausiliatrice e della Madonna di San Fili.
Ma specialmente – in questo XXI secolo – di rendere il laicato corresponsabile nell’azione pastorale e non solo mero esecutore, con l’obiettivo prioritario di una «Chiesa in uscita».
Per tutto quanto messo in rilievo finora e per tanti altri meriti da don Giorgio acquisiti, la Comunità Parrocchiale (per mio tramite) gli augura ogni bene specialmente spirituale e... altri 50 anni di proficua attività presbiterale. Sapendo di poter contare in ogni circostanza, lieta o triste, su di lui, sulla sua vicinanza, sul suo incoraggiamento, sulla sua Fede!
*segretario del Consiglio pastorale Parrocchia Maria SS. Ausiliatrice di Monteroni