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Celebrato, nello storico oratorio “San Giovanni Bosco” di Monteroni, il decennale della scomparsa terrena di don Antonio Giancane II, o “don Antonio dell’oratorio”.

 

Così era affettuosamente conosciuto, in ragione di un’istituzione indispensabile, opera delle sue mani, che per oltre 60 anni ha formato tanti giovani studenti e futuri cittadini plasmandoli integri professionisti del domani.

Il 30 marzo di dieci anni fa, infatti, si compiva la vicenda terrena di don Antonio, insigne figura sacerdotale che ha dedicato tutta la sua attività pastorale alla comunità di Monteroni nonché all’edificazione materiale e morale del suo Oratorio tanto da meritarsi la definizione di “campione della sfida educativa”.

L’altra sera la comunità monteronese ha affollato il cineteatro dell’oratorio e insieme con l’arcivescovo Michele Seccia ha potuto commemorare la straordinaria figura di don Antonio. Hanno esordito gli interventi di coloro che lo hanno conosciuto da vicino e collaborato con lui come le insegnati Maria Congedo e Rosanna Manca le quali hanno rimarcato che don Antonio è stato l’anima dell’oratorio e della formazione di coloro che vi ruotavano attorno, sia studenti che insegnanti, in un clima familiare ed accogliente di grande piacevolezza e di incontro gioioso.  Egli era espansivo, franco, a volte brusco e deciso, ma sempre pronto a rincuorare, a spingere ad essere ottimisti, ad affidarsi a Dio. Un don Bosco redivivo a cui aveva “rubato”, per così dire, persino le fattezze del volto.

Poi, l’emozionante testimonianza di  Paolo Faggiano, autore di una pubblicazione agiografica sull’oratorio. “Don Antonio mi sta molto a cuore – ha asserito - lo ricordo per la sua umiltà che manifestava con il suo mai venuto meno rispetto e il sorriso e il saluto modesto. È stato ed è tuttora fonte di ispirazione anche e soprattutto per il mio ministero di accolito”. E citando una lettera del compianto mons. Ruppi ha rimarcato le doti non comuni che ne contraddistinguevano con tenacia, passione e zelo, l’attività pastorale. Il suo aver speso tutta una vita ad un’opera egregia che si iscrive a merito del sacerdote e della Chiesa.

E subito dopo il commosso ricordo di Gino Giovanni Chirizzi: “Ti rivedo, carissimo don Antonio, in tantissime circostanze liete e meno liete, qui in oratorio, questo centro per la gioventù e l’infanzia che tu hai edificato materialmente e moralmente e che hai voluto intitolare a San Giovanni Bosco ed incentrare sulla pedagogia salesiana. Ti ricordo al ricevimento delle mie nozze, che qui gentilmente hai ospitato, e alla presentazione della mia prima pubblicazione sul santuario di San Fili. Mi rivedo, nei primi anni ’50, bambino accanto a te che mi spronavi a dedicarmi al servizio liturgico, come chierichetto, sull’altare al tuo fianco. Ci eri sempre vicino nelle più disparate occasioni. Insatncabile, scherzavi e chiacchieravi in santa allegrezza, proprio quale novello don Bosco, specialmente durante il tuo importante ‘Carnevale dei Ragazzi’; ai cineforum; alle commedie; agli spettacoli musicali; ai vari incontri; ai convegni culturali, politici ed ecclesiali; ai corsi per nubendi ed ai vari incontri. Tra queste mura c’è oltre mezzo secolo di vita cittadina vissuta e cresciuta. Ti abbiamo visto celebrare l’ecurastia e proclamare la Parola di Dio, ti abbiamo visto falegname, elettricista, tecnico, tuttofare. E ora ti ricordiamo amico, fratello maggiore, pronto e disponibile alla condivisione e all’ascolto, poi anche collaboratore e vice parroco onorario della parrocchia Ausiliatrice ma sempre col sorriso in volto in tutta autenticità, generosità e modestia. Per questo, per tutto ciò che eri, per te, Cavaliere al merito della Repubblica, noi chiediamo oggi agli amministratori di Monteroni l’intitolazione di un luogo pubblico, quale concreto segno di gratitudine verso una così illustre persona”.

E nel concludere gli interventi la sindaca Angelina Storino auspicando che l’oratorio, nel solco di don Antonio, torni ad essere centro di aggregazione socioculturale ed ecclesiale della città, ha accolto la richiesta di onorarlo con una pubblica intitolazione dimostrando la volontà di sottoporla all’attenzione degli altri amministratori.

Successivamente si è svolta la concelebrazione eucaristica, con i parroci delle altre comunità parrocchiali, in suffragio del benemerito sacerdote, in cui l’arcivescovo ha sottolineato: “Celebro questa eucaristia per ricodare don Antonio ma anche per voi, fedeli di Monteroni, perché il lievito che tramite lui è stato posto nelle vostre vite non ammuffisca ma faccia crescere altro nutrimento per tutta la comunità. È sempre un segno di speranza ricordare un sacerdote per il suo impegno pastorale soprattutto verso i giovani ma anche per l’intera Chiesa e per la vita della comunità. Oggi non basta più fare soltanto memoria ma bisogna fare in modo che questa diventi provocazione per il presente, con impegno e determinazione, non solo per il parroco che dà l’impulso ma soprattutto per il coadiuvante sostegno di tutti. E nel segno di don Antonio, chiediamo al Signore l’aiuto affinché questa realtà oratoriale torni a servizio della comunità e della formazione dei giovani”.

Al termine della santa messa, l’arcivescovo con l’arciprete don Giuseppe Spedicato, che sin da subito ha accolto l’idea della commemorazione, già giovanissimo studente dell’oratorio, anch’egli ha espresso il desiderio nonché l’impegno che ritorni il cuore pulsante delle attività pastorali, hanno inaugurato un momento conviviale e hanno tagliato il nastro aprendo così la mostra fotografica e documentaria, allestita, nella cappella dell’oratorio, dal comitato organizzatore dedicata al concittadino sacerdote ed educatore, che ripercorre un po’ tutta la storia del suo gioioso ministero.

All’entrata, posti su una teca trasparente contenente stralci di alcune omelie manoscritte e il “progetto oratorio”, alcuni fogli su cui apporre la firma per una pubblica intitolazione da presentare alle autorità civiche, firma che ha primariamente apposto mons. Seccia. Tutti i presenti hanno visitato con molta allegrezza la mostra, anche rivedendosi nelle foto e rammemorandosi di giornate liete del proprio passato facendo altresì trasparire il loro più sentito “grazie” nei confronti della figura sacerdotale di don Antonio Giancane che per sempre vivrà nel cuore di ognuno.

Servizio fotografico di Rodolfo Pati

                                                                          

 

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