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Novecentotrentatre chilometri separano Padova da Monteroni. Una distanza considerevole ma che si ridurrà a nulla nei prossimi giorni - dopodomani in Piazza Duomo accolte dall’arcivescovo nella sua cappella privata e sabato a Monteroni - quando le reliquie di Sant’Antonio giungeranno in Puglia.

Un avvenimento che trasfigurerà davvero il comune alle porte di Lecce, da sempre devoto al grande taumaturgo portoghese, in una piccola Padova salentina. A tal proposito, è bene ricordare come il culto delle reliquie costituisca uno dei pilastri della religione cristiana. Le reliquie infatti non sono dei semplici resti di personaggi vissuti nel lontano passato ma costituiscono un segno concreto e tangibile di eternità. Il venerarle dunque è una chiara testimonianza di fede nella vita soprannaturale oltreché un proclamare la vittoria di Cristo sulla morte. Del resto, il corpo umano, quando termina la propria esistenza terrena, diventa come un seme e viene deposto nella terra del sepolcro in attesa di fiorire in pienezza con la resurrezione. Come infatti il Messia è risorto, anche tutti coloro che credono in lui e sono a lui associati attraverso i sacramenti risorgeranno. Se ciò è vero per ogni credente, tanto più lo è per i nostri santi che hanno vissuto una comunione altissima con Gesù.

È allora sommamente giusto onorare le reliquie. Ma c’è dell’altro. Pregando dinanzi ad esse, viene sfondato anche il muro di carta del tempo. Non esistono più il passato o il futuro ma solo un eterno presente. Attraverso le sue reliquie quindi Sant’Antonio visiterà davvero Monteroni. Sarà come vederlo, con il suo saio, il cingolo, i suoi poveri sandali, camminare per le strade del paese, proprio come quando, nel XIII sec., attraversava predicando le città dell’Italia Settentrionale. Di ciò i monteronesi devono esserne consapevoli. Durante il suo ministero, il santo visitò molti luoghi e non in tutti venne accolto in maniera benigna. È noto come gli abitanti di Rimini non lo vollero ascoltare anzi lo sbeffeggiarono e Antonio, per tutta risposta, preferì predicare ai pesci in riva all’Adriatico. Siamo tuttavia certi che i fedeli di Monteroni sapranno essere molto più degni degli ingrati riminesi del medioevo che non compresero il grande privilegio che avevano ricevuto nell’avere un santo con loro. In fondo, se tra i numerosi posti in cui è invocato, Sant’Antonio ha scelto di visitare proprio Monteroni ci sarà pure un motivo. A nostro avviso, egli viene sì in questo paese per l’affetto che qui lo circonda e perché considera tutti i monteronesi come propri figli. Ma crediamo pure che la vera causa della sua visita sia l’amore che i muntrunesi hanno verso Gesù Crocifisso.

Da buon francescano, Antonio meditava intensamente la passione del Salvatore. Chi mai potrebbe descrivere la profondità del suo pregare dinanzi alla croce? In un paese che custodisce un crocifisso miracoloso, Sant’Antonio non può quindi che sentirsi a casa. Sappiamo bene però come il nostro patrono abbia un carattere che non lascia mai nulla al caso. Avrà pure scelto Monteroni per l’amore che qui si testimonia verso la croce ma egli viene a farci visita portando, come sempre, con sé Gesù Bambino. Senza dubbio perché vuol ricordare ad ogni suo devoto la profonda bellezza dell’infanzia spirituale. “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”; “Se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio”, sono parole evangeliche che certo il santo vuole affermare tra noi. Lo farà attraverso le sue sacre reliquie che, come detto, rimandano alla stessa resurrezione del Salvatore. Che grande dono per i monteronesi! Con la presenza del loro santo, essi potranno adorare in maniera del tutto singolare, allo stesso tempo, i misteri della nascita, della passione e della resurrezione del Figlio di Dio.       

Foto di Rodolfo Pati

 

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