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In un tratto di strada che lega le tre parrocchie di Novoli si è svolta alle porte della Settimana Santa, una Via crucis organizzata dai giovani della comunità.

 

Sulla via della croce, si sono messi in cammino un centinaio di ragazzi, meditando e pregando sul racconto della passione di Gesù. “Una passione che dura da troppo tempo”, si legge nel testo introduttivo della Via crucis. Un dolore, quello di Cristo che oggi vediamo nella sofferenza di uomini e donne vittime di guerra, di violenza, sfruttamento e povertà.

La prima stazione, con il brano del Getsemani, dove Gesù si scopre solo a pregare, ha portato i presenti a riflettere sulle solitudini di oggi, sulle relazioni ed amicizie informatiche così fittizie e limitate, che spesso lasciano vuoti ed isolati. Come anche il brano della flagellazione di Gesù: le risa e lo scherno contro di lui si sono tramutate in preghiera per tutti quei ragazzi che sono oggi vittime di violenza e bullismo.

Una Via crucis capace di intrecciarsi con la storia, con la nostra storia, quella che ascoltiamo durante i notiziari o che leggiamo quotidianamente sui giornali. Una via crucis capace di scuotere le coscienze: “tocca a noi svegliarci, riprendere in mano le nostre vite, diventare testimoni di valori umani e cristiani per incamminare i giovani su strade dritte in cui possano realizzare le proprie capacità e metterle a servizio”, si legge nel testo proposto.

I giovani hanno camminato, fermandosi per ogni stazione, davanti un’immagine rievocativa. Alcune famiglie del posto hanno dato la disponibilità ad aprile le loro abitazioni preparando un simbolico “altare” con rami d’ulivo, sassi e lanterne accese. La Via crucis si è poi conclusa, passando dal monumento del Calvario, nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate, dove il parroco don Luigi Lezzi e l’arciprete di Novoli don Stefano Spedicato, hanno congedato i partecipanti con la benedizione finale.

 

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