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Sarà consegnata stasera alla comunità alle 19.30, l’opera scultorea realizzata nella centralissima piazza Regina Margherita a Novoli.

 

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“La più particolare di sempre, unico elemento essenziale della tradizione del popolo novolese, quest'anno ancora più forte nel suo significato: emblema della devozione popolare, atto d'amore che si ripete ancora, simbolo di speranza che si rafforza, in questo periodo d'emergenza sanitaria, sociale ed economica”.

 

 

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L'accidia, è l'ultimo dei vizi che conosciamo grazie alle meditazioni di Padre Antonio Parrino in questo novenario in onore di Sant'Antonio Abate e che volge al termine. L'accidia caratterizza la personalità del pigro cronico che disprezza la bellezza della vita. Un sentimento che mescola noia e indifferenza. Ma anche un modo cinico e distaccato di vivere. Nella storia gli accidiosi hanno fatto molti danni, sgretolando intere società. Apparentemente non crea fastidio a nessuno. È innocuo, nella sua inattività, in quel vivere quieto e senza pensieri che gli consente di galleggiare in qualsiasi palude. E invece l’accidioso semina danni, oltre che sprecare le proprie qualità, almeno quelle che ci sono. L’accidioso è un nemico del fare. Ed è un nemico sempre pronto a scendere in campo contro chi fa. Non ha voglie, desideri, slanci; c’è qualcosa, in questo atteggiamento, che va ben oltre una quotidiana indolenza, una forma di pigrizia che ciascuno di noi porta dentro. Insomma, qui siamo alla vita che viene negata, e quindi sprecata.

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Domani 14 gennaio 2020, dal Teatro Comunale di Novoli, sarà trasmessa la diretta streaming della cerimonia di premiazione del Premio letterario Nabokov 2020. L’edizione andrà in onda in streaming, a partire dalle ore 19 sul canale ufficiale Facebook de “La fòcara di Novoli” all’indirizzo https://www.facebook.com/lafocaradinovoli per la presentazione dei libri delle autrici e degli autori finalisti.

 

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Fra i vizi capitali, l’invidia ha sempre occupato un posto tutto particolare. La Rochefoucauld ha osservato che anche se spesso ci si vanta in pompa magna delle passioni più delittuose, l’invidia la si tace, non si osa confessarla. Dell’invidia ci si vergogna; tanto da faticare a parlarne. È proprio vero: l’invidia è il più duro da confessare fra i vizi capitali, il più ripugnante, il più difficile da tramutare in un motivo di orgoglio – l’unico, anzi, per cui questa metamorfosi sia così dolorosamente impossibile.

Tutti i vizi capitali dilatano a dismisura atteggiamenti o inclinazioni che di per sé non avrebbero nulla di male, se non fosse, appunto, che superano il limite di quello che è considerato sano, giusto o almeno accettabile – è proprio questa trasgressione a trasformarli in vizi. Questo vale per la gola, la lussuria, pure l’avarizia e l’accidia (bisogna pur oziare, di tanto in tanto!); persino per l’ira e la superbia, che in una certa misura possono anche essere ritenute ‘giuste’, cioè avere dei motivi solidi. Vale, insomma, per tutti i vizi capitali – tutti tranne uno...

 

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