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Anche se il tempio sacro dedicato al principe delle schiere celesti è stato dedicato solo nel 1964, il culto a San Michele a Trepuzzi è molto più antico, risalendo con molta probabilità all’epoca medievale.

 

 

Infatti, nella zona ove attualmente sorge la parrocchia San Michele, sorgeva una piccola cappella dedicata proprio all’arcangelo, demolita poi all’inizio degli anni ‘60 per far posto all’edificazione della nuova chiesa. Questa rettoria fu rifatta nel corso del XIX, nel luogo dove già sorgeva un luogo di culto chiamato popolarmente “Sant’Angelo”. Quando furono svolti i lavori di costruzione della parrocchia furono rinvenute diverse tombe risalenti a un millennio antecedente, dando quindi un ulteriore conferma a quanto gli studiosi affermano, e cioè che in questa zona vi fosse un piccolo stanziamento di famiglie longobarde.

La necropoli rinvenuta, la devozione al santo richiamata non solo dall’antica cappella ma anche nella toponomastica (da tempo immemorabile, infatti, da via della chiesa parrocchiale è chiamata “via Sant’Angelo”) e la particolare zona morfologica particolarmente adatta al pascolo ed all’allevamento, danno prova di come questa zona nell’alto medioevo fu zona di stanziamento del popolo longobardo, mentre solo qualche chilometro più a sud i territori erano ancora governati dall’impero romano bizantino.

I longobardi nutrivano una forte devozione per San Michele, dovuta probabilmente alla somiglianza di attributi che rinvenivano tra lui ed la divinità germanica Odino, da loro adorato prima della conversione dal paganesimo al cattolicesimo. Quando questo popolo inizio a conquistare i territori del meridione d’Italia, l’antica chiesa di Monte Sant’Angelo (Fg) fu scelta come santuario nazionale del regno. Fu in questo luogo che, si racconta, l’8 maggio del 490 d.c., per la prima volta apparve San Michele sul Gargano al vescovo di Siponto, San Lorenzo Maiorano. Quel giorno divenne data importantissima per il culto miicaelico.

Anche a Trepuzzi quindi da secoli l’8 maggio la popolazione usava celebrare e venerare il principe delle schiere celesti, recandosi alla chiesetta di Sant’Angelo, dove con processioni, messe, e gli altri aspetti tipici della festa si viveva questo giorno. Particolare era un’usanza che ancora oggi, tranne 2020 e 2021 per lo stop pandemico, si rinnova puntualmente ogni anno. Viene issato davanti alla chiesa un fantoccio richiamante le fattezze del demonio, che, al termine della festa, viene bruciato attraverso lo scoppio di fuochi pirotecnici. “Lu sparu te lu diaulu”, da sempre, costituisce un elemento folkloristico particolare nel calendario delle tradizioni trepuzzine, richiamando diverse centinaia di persone che per tutta la serata aspettano il tanto atteso momento.

Questa sera si rinnova così una tradizione plurisecolare che non si svolgeva dal 2019, e chissà quanti piccoli curiosi oggi assisteranno a questo divertente ed affascinante momento, rito che meriterebbe sempre più un maggiore approfondimento di rilevanza e studi antropologici.

 

 

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