La comunità di Pisignano festeggia oggi, 8 gennaio, Santa Severina, figura alla quale i fedeli della frazione di Vernole sono storicamente legati, come lo dimostra la duecentesca cappella a lei dedicata e la colonna ubicata nella piazza principale del paese.
A causa delle restrittive norme per il contenimento del Coronavirus, i festeggiamenti non potranno essere svolti con i tradizionali riti, ma il parroco don Mino Arnesano ha già confermato che le celebrazioni in chiesa madre seguiranno l’orario festivo, con la messa vespertina presieduta dall’arcivescovo di Lecce, Michele Seccia.
L’assenza dei riti civili, consentirà ai fedeli del posto un tempo maggiore per poter riflettere sulle caratteristiche storiche di questa tradizione, come ci spiega Padre Antonio Febbraro, sacerdote francescano originario proprio di questa località: “Santa Severina” con assoluta certezza indica una bella cittadina con sede episcopale nella provincia di Catanzaro in Calabria. Siamo meno certi sull’esistenza storica di una santa chiamata “Severina”; un culto ad “Aghia Severina” è presente in Sicilia precisamente a Nicosia, culto importato dall’Oriente greco-bizantino.
A Pisignano chi ha promosso il culto di Santa Severina, e come e quando e perché è giunto qui? Punti fermi riferiti alla storia di Pisignano (Lecce): qui sono presenti segni preistorici “un Menhir” e segni religiosi di forte impronta greco-bizantina quali sono il culto alla “Madonna di Costantinopoli” e l’impianto architettonico bene evidente nell’originale frontespizio del sec. XII. A Pisignano quindi Santa Severina giunge tardivamente nel 1656 nel nuovo clima che si respirava affermato e diffuso dopo il concilio di Trento. Nel medesimo arco di tempo (tra il sec. XVII e il sec. XVIII) assistiamo ad una frenetica trasformazione degli edifici sacri e alla sostituzione dei santi protettori (Lecce volta le spalle a Santa Irene e nomina nuovo protettore Sant’Oronzo) con il dichiarato intento di screditare la cultura e la devozione greca-bizantina per uniformare il nuovo corso con l’arte del barocco di forte impronta romana. A Pisignano, in questa forzata trasformazione del culto, si dimostra attivo il nuovissimo feudatario il barone Gaetano Severini, proveniente da Napoli. Insospettisce l’omonimia tra la Santa Severina e la famiglia Severini. Insospettisce lo sviluppo di questo culto in rapido crescendo tra il ‘600 e il ‘700, ma anche in rapido dissolvimento tra l ‘800 e il ‘900.
Le prove sono sufficienti per affermare che il culto mirava ad esaltare e imporre la personalità e il potere politico ed economico dei nuovi feudatari di Pisignano i conti Severini. Il simulacro ligneo di Santa Severina proviene dal palazzo dei conti Severini; nella parrocchiale l’altare di Sant’Antonio di Padova ostenta lo stemma di famiglia dei Severini e le immagini sacre celebrano l’onomastica familiare: Gaetano Severini, Francesco Severini e Antonio Severini. La presenza dei Conti Severini in Pisignano si conclude con l’avvenuta unità d’ Italia quasi a fine secolo XIX.