In questo mese la temperatura può raggiungere punte elevatissime, canicolari, spesso insopportabili perché cariche di umidità.
Un tempo, quando non si subiva l’“effetto serra” e l’atmosfera non era così inquinata com’è oggi, si pensava che il caldo torrido fosse di breve durata perché San Larenzu gran calura, San Vincenzu gran friddura, una e l’autra picca dura, San Lorenzo (10 agosto) gran caldo, San Vincenzo (22 gennaio) gran freddo, uno e l’altro poco dura.
Addirittura si diceva che te Santu Tunatu (7 agosto) lu jernu e’ natu, di San Donato l’inverno è nato. Tali considerazioni non sono né eccessive né pessimistiche se, talvolta, è accaduto che il giorno di Ferragosto si sia verificata una pioggia, talvolta torrenziale, che ha rinfrescato l’aria sia pure per un tempo brevissimo. Si ritiene che la prima acqua di agosto introduca l’autunno.
Non a caso si dice: ci te agostu nu s’ha estutu, fiaccu consigliu ha bbutu, chi di agosto non si è vestito (secondo gli abiti stagionali) cattivo consiglio ha avuto, nel senso che è ormai tardi per provvedervi perché la stagione estiva sta per terminare e conviene provvedere più agli abiti autunno-invernali.
Quando si verifica una pioggia di breve durata si commenta così: acqua te ‘state pisciaturu, te tiaulu, acqua d’estate, orina di diavolo.
In ogni caso, tale pioggia è ritenuta benefica, favorevole ai futuri prodotti della terra: acqua te ‘ustu, oiu e mustu, pioggia di agosto, olio e mosto. Ma è pure un avvertimento per il contadino che può cominciare a raccogliere gli oggetti servitigli nel periodo trascorso in campagna e programmare il rientro in paese: agostu manda litthri cu ti riccogghi li zinzulicchi, ad agosto piove quel tanto per raccogliere gli stracci.
Per approfondimenti: R. Barletta, Quale santo invocare? Edizioni Grifo, 2013