Nel duomo colmo di fedeli sono stati beatificati ieri mattina, a Milano, i venerabili Servi di Dio Armida Barelli e don Mario Ciceri.
A presiedere la messa il rappresentante di Papa Francesco, il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, con numerosi concelebranti: tra loro il card. Francesco Coccopalmerio, l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e oltre 20 vescovi. Nell’assemblea diversi i rappresentanti dell’Università cattolica del Sacro Cuore, dell’Azione cattolica italiana e dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo, tre realtà legate alla figura di Armida Barelli, insieme ad autorità e cittadini di Veduggio e Sulbiate, i paesi in cui don Ciceri è nato e ha svolto il suo ministero. Dopo la lettura dei profili biografici dei due nuovi beati, sono state svelate le immagini di Armida Barelli e don Mario Ciceri, ai lati del tabernacolo, e sono state portate all’altare le loro reliquie.
Nella sua omelia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE), il card. Semeraro ha sottolineato: “Di entrambi i nuovi beati possiamo dire che sono ‘cresciuti’. Don Mario Ciceri s’impegnò quotidianamente a smussare alcune spigolosità caratteriali giungendo a mostrare in sé un efficace connubio tra vita spirituale e vita pastorale al punto che tutti riconobbero in lui un sacerdote che realizzava con zelo e in fedeltà la sua vocazione. È stato paragonato al santo Curato d’Ars. Anche Armida Barelli ‘camminò nell’amore’ con una costante limatura del suo temperamento. Armida fu promotrice di un cattolicesimo inclusivo, accogliente e universale. Nella stagione del ritorno alla democrazia nel nostro Paese dopo la devastazione della guerra, spronava le donne, per la prima volta chiamate al voto, a ‘capire quali sono i principi sociali della Chiesa per esercitare il nostro dovere di cittadine’ perché ‘siamo una forza, in Italia, noi donne’. Mentre veniva consumata dall’infermità il beato Ildefonso Schuster disse di lei: ‘Il Re Divino sta cesellando il suo gioiello’”. Dopo avere ricordato alcuni tratti della personalità delle due figure, il prefetto ha concluso: “In queste storie di santità, umili e nascoste come quella del beato Mario Ciceri, oppure pubbliche e note come quella della beata Armida Barelli si manifesta sempre la forza dello Spirito, che il Risorto possiede senza misura”.
Al termine della celebrazione è intervenuto mons. Delpini: “Le foto che ci fanno conoscere la beata Armida e il beato Ciceri - ha detto nella sua breve riflessione - forse ci fanno pensare alle vecchie zie e al vecchio zio prete che sono tanto cari e insieme tanto improbabili e anacronistici. In realtà più si conoscono e più si scoprono vivi e imitabili”. L’arcivescovo ha poi aggiunto a sorpresa un piccolo annuncio personale: “Ho deciso che celebrerò il mio onomastico non più il 19 gennaio, ricordando San Mario, martire del terzo secolo; lo celebrerò invece il 14 giugno, memoria del beato Mario Ciceri, un santo prete ambrosiano”.