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Pochi giorni fa la Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro in occasione della Giornata per la custodia del creato (1° settembre) ci ha fatto dono di un messaggio dal titolo “Prese il pane, rese grazie” (Lc. 22, 19 ), unitamente alle giornate del Congresso eucaristico (22-25 settembre)  che si svolgerà a Matera, “ Torniamo al gusto del pane”.

 

 

 

Questa doppia concomitanza di eventi propone a ciascuno di noi (in un tempo non facile come quello legato alla vicenda bellica tra l’Ucraina e la Russia) il riferimento all’essenziale per vivere: il pane. Vediamo bene a quali conseguenze sono esposti tanti popoli (oltre 50 paesi secondo la Fao) qualora non si trovasse il modo di poter far arrivare il grano alle popolazioni in difficoltà.

La ricchezza del pane, concentra tutta la storia, accompagna i territori, i popoli, le nazioni, ci ricorda chi lo semina e lo coltiva. Esprime la forza delle imprese agricole e dei suoi coltivatori che sono chiamati ad arare, a seminare, a irrigare, a mietere, a confezionare, a distribuire questo bene primario, a renderlo presente sulle nostre tavole. Il pane è dono della terra, ci rimanda alla provvidenza di Dio che fa crescere ciò che l’uomo semina. Questo i coltivatori lo sanno bene.

Il pane richiama per noi credenti, la stessa figura di Gesù, il suo corpo che quotidianamente sugli altari di ogni chiesa - sia essa cappella, parrocchia, santuario, cattedrale, basilica - viene spezzato, pregato, adorato, distribuito, condiviso.

Questo parallelismo tra la dimensione agricola produttiva e quella sacramentale cristiana costituisce un binomio inscindibile che accompagna da sempre la nostra esperienza religiosa: in quel pane ciascuno di noi, ritrova la sintesi della propria fede non solo quella che ha accompagnato la nostra iniziazione cristiana, in occasione della prima comunione, ma anche quella sperimentata nel tempo da adulti. Sappiamo tutti che dove c’è pane è presente il necessario, la vita, il futuro, la speranza.

Il legame con la festa di domenica prossima è un’occasione per riflettere sulla necessità di tutelare questo bene primario: non sprechiamolo il pane o peggio ancora non buttiamolo. Il pane richiama da sempre anche la solidarietà, la fratellanza con tutte quelle persone a cui manca il necessario. Attualmente 2,6 milioni di persone (in Italia) sono costrette a chiedere aiuto per mangiare a causa della crisi bellica e dell’aumento dei prezzi energetici. La dimensione conviviale diventa modalità significativa per tutti i popoli, ci fa capire le priorità, quello che è essenziale da quello che è superfluo.

La preghiera “distintiva” del Padre Nostro ci invita a chiedere un sussidio per il cibo “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Come cristiani riconosciamo la forza di questo pane eucaristico, pane spezzato per noi che genera forza e alimenta la nostra fede. Il passaggio di Gesù Eucarestia lungo le strade che ordinariamente percorriamo rimanda ad una festa forse un po' passata di moda, ma ugualmente ricca di grande senso e significato.

* Consigliere ecclesiastico nazionale Coldiretti

 

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