A distanza di cinquant’anni, Papa Francesco ha promulgato il Motu proprio Spiritus Domini (10 gennaio 2021), con il quale ha superato il vincolo di Ministeria quaedam che «riservava il lettorato e l’accolitato ai soli uomini».
Il Papa ora ha disposto l’inclusione delle donne nei ministeri laicali/battesimali con la modifica del can. 230 § 2 del Codice di Diritto Canonico, accompagnando la decisione con la Lettera al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede circa l’accesso delle donne ai ministeri del Lettorato e dell’Accolitato.
«I ministeri istituiti hanno il loro fondamento teologico nella realtà della Chiesa come comunione di fede e di amore, espressa nei grandi documenti del Vaticano II. […] Ogni ministero è per l’edificazione del corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’Eucaristia fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione suprema della carità di Cristo, che si prolunga nel “sacramento dei fratelli”, specialmente nei piccoli, nei poveri e negli infermi, nei quali Cristo è accolto e servito» (Premesse Cei al Rito di istituzione, 1 e 3).
Come ogni ministero nella Chiesa, anche i ministeri istituiti sono contraddistinti da soprannaturalità di origine, ecclesialità di fine e di contenuto, stabilità di prestazione, pubblicità di riconoscimento (cf. Evangelizzazione e ministeri, n. 68).
Si tratta oggi di riscoprire il loro fondamento battesimale, radice dei «ministeri istituiti» e dei tanti ministeri di fatto che la Chiesa è chiamata a discernere per un servizio adeguato al popolo di Dio. Infatti, nel corso della storia, con il continuo mutare delle situazioni ecclesiali, sociali, culturali, l’esercizio di tali servizi nella Chiesa assume forme differenti.
IL LETTORATO
Identità. Il lettore è istituito per l’ufficio, a lui proprio, di proclamare la parola di Dio nell’assemblea liturgica (cf. Ministeria quaedam, n. 5). In particolare, a partire da un assiduo ascolto delle Scritture, richiama la Chiesa intera alla presenza di Gesù, Parola fatta carne, giacché come afferma la costituzione liturgica «è Cristo che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» (cf. Sacrosanctum Concilium, n. 7).
Compiti. Il compito del lettore si esplica in prima istanza nella celebrazione liturgica, in particolare quella eucaristica, perché sia evidente che la proclamazione della Parola è il luogo sorgivo e normativo dell’annuncio. Al Lettore è affidato il compito di preparare l’assemblea ad ascoltare e i lettori a proclamare con competenza e sobria dignità i passi scelti per la liturgia della Parola. Il Lettore/Lettrice potrà avere un ruolo anche nelle diverse forme liturgiche di celebrazione della Parola, della liturgia delle Ore e nelle iniziative di (primo) annuncio verso i lontani. A questo si aggiunge il compito più ampio di animare momenti di preghiera e di meditazione (lectio divina) sui testi biblici, con una particolare attenzione anche alla dimensione ecumenica. In generale, egli/ella è chiamato/a ad accompagnare i fedeli e quanti sono in ricerca all’incontro vivo con la Parola, fornendo chiavi e metodi di lettura per la sua retta interpretazione e la sua fecondità spirituale e pastorale.
L’ACCOLITATO
Identità. L’accolito è istituito per il servizio al corpo di Cristo nella celebrazione eucaristica, memoriale della Cena del Signore, e al corpo di Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi (cf. Rito di Istituzione degli Accoliti, n. 29). In particolare, richiama la presenza di Cristo nell’Eucaristia della Chiesa, per la vita del mondo.
Compiti. Compito dell’Accolito è servire all’altare, segno della presenza viva di Cristo in mezzo all’assemblea, là dove il pane e il vino diventano i doni eucaristici per la potenza dello Spirito Santo e dove i fedeli nutrendosi dell’unico pane e bevendo all’unico calice, diventano in Cristo un solo Corpo. A lui/lei è affidato anche il compito di coordinare il servizio della distribuzione della comunione nella e fuori della celebrazione dell’Eucaristia, di animare l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico, che irradiano nel tempo il ringraziamento della Chiesa per il dono che Gesù ha fatto del suo corpo dato e del suo sangue versato. A questo si aggiunge il compito più ampio di coordinare il servizio di portare la comunione eucaristica a ogni persona che sia impedita a partecipare fisicamente alla celebrazione per l’età, per la malattia o per circostanze singolari della vita che ne limitano i liberi movimenti. In questo senso, l’accolito è ministro straordinario della comunione e a servizio della comunione che fa da ponte tra l’unico altare e le tante case.
CONCLUSIONI
Ogni ministero istituito possiede una connotazione vocazionale: «È il Signore che suscita i ministeri nella comunità e per la comunità» (Premesse Cei al Rito di istituzione, n. 2). Il servizio nella Chiesa non si configura come una professione, né come una carica onorifica: si tratta piuttosto di assimilare i tratti del Maestro, che è non è venuto per essere servito ma per servire (cf. Mc 10,45). Il Signore chiama chiunque è istituito in uno di questi ministeri a mettere a disposizione tutto se stesso, «stabiliter» (can. 230 § 1 del Codice di Diritto Canonico), per l’edificazione dei fratelli. Le comunità con i loro presbiteri presentano i candidati, i quali saranno istituiti dal vescovo dopo un tempo di adeguato accompagnamento e formazione da parte di una équipe di esperti. Il vescovo infatti in primo luogo riconosce tale vocazione e ne valuta l’utilità per un servizio determinato all’interno della realtà ecclesiale locale; in un secondo tempo li istituisce con il rito liturgico proprio; infine, con un atto giuridico, conferisce il mandato per quel ministero specifico.
Ai ministeri istituiti di lettore, accolito possono accedere uomini e donne che manifestano la loro disponibilità, secondo i seguenti criteri di discernimento: siano persone di profonda fede, formati alla Parola di Dio, umanamente maturi, attivamente partecipi alla vita della comunità cristiana, capaci di instaurare relazioni fraterne, in grado di comunicare la fede sia con l’esempio che con la parola, e riconosciuti tali dalla comunità, nelle forme e nei modi che il vescovo riterrà opportuni.
I vescovi stabiliscano percorsi formativi idonei per conseguire tre finalità essenziali: aiutare nel discernimento sulla idoneità intellettuale, spirituale e relazionale dei candidati; perfezionare la formazione in vista del servizio specifico, con la pratica di attività pastorali adeguate; consentire un aggiornamento biblico, teologico e pastorale continuo di quanti hanno già ricevuto il mandato per un ministero. Tali percorsi formativi possono essere svolti con l’ausilio di istituzioni esistenti nel territorio come le scuole diocesane di formazione teologica, gli Istituti di teologia e di scienze religiose. Il supporto di tali istituzioni renderà più agevole il compito di strutturare piani di formazione, che prevedano non solo lezioni frontali, ma anche seminari e stage in situ. Infine, per quanto concerne il tempo di formazione, si preveda almeno un anno con la guida di un’equipe diocesana, che potrà continuare la formazione nei primi tempi dell’esercizio del ministero.
Ai pastori è chiesto di sensibilizzare la comunità cristiana a lasciar emergere quei doni dello Spirito, che possono diventare effettivi ministeri laicali. La cura dei nuovi ministeri apre la possibilità concreta di ridisegnare il volto delle comunità cristiane. Il cammino sinodale in corso nelle Chiese che sono in Italia è un’occasione propizia, perché la ricezione dei ministeri nelle singole Chiese locali avvenga in forma sinodale. In tal modo si potrà creare lo spazio per nuove figure capaci di mettere in moto una percezione più dinamica dell’annuncio del vangelo, con la ricchezza di nuovi volti ed esperienze differenziate.