È immenso il continente digitale, fatto di siti web e social media, che la comunità ecclesiale si impegna a incontrare ogni giorno di più, affidandole un ruolo importante anche nel cammino sinodale.
Il progetto, coordinato da mons. Lucio Adriàn Ruiz, segretario del Dicastero per la comunicazione, si chiama “La Chiesa ti ascolta” ed è animato dai “missionari digitali”. «Si tratta di persone attive sui social media - spiega Suor Naike Monique Borgo, Orsolina del Sacro Cuore di Maria e vicedirettrice dell’Ufficio di comunicazioni sociali della diocesi di Vicenza - che hanno una rete cui poter offrire una proposta di dialogo. L’idea è sottolineare la realtà di una Chiesa in ascolto di tutti, non solo di chi fa parte delle reti ecclesiali».
Seguendo le linee guida di Papa Francesco: il coraggio di essere “Chiesa in uscita” e di raggiungere le “periferie esistenziali”, dentro le quali abitano anche ambienti digitali. Si tratta allora di raggiungere le persone la cui vita si svolge in gran parte dentro quella dimensione, dove comunicano, si informano, comprano e vendono, incontrano gli altri, e pregano.
Punto di partenza un “form”, un questionario. «In particolare, i quesiti riguardano il linguaggio e le modalità di dialogo della Chiesa - prosegue Suor Borgo -. C’è anche uno spazio “libero”, dove chi risponde può indicare cosa la comunità ecclesiale non dovrebbe più fare».
Le risposte sono attese entro domani 20 agosto in modo da poterle ordinare per poi essere consegnate al card. Prosper Grech segretario generale del Sinodo dei vescovi entro settembre. Il progetto “La Chiesa ti ascolta” è stato ideato dal Riial (Information technology network of the Church in Latin America), istituzione fondata dal Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs) e dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano). È in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, filippino, indi) e si rivolge a quei milioni di cattolici di ogni età e condizione, che non partecipano fisicamente a nessuna specifica parrocchia o istituzione, ma «abitano il continente digitale»