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Siamo spesso inseguiti dal tempo, inghiottiti dall’avanzare dei secondi che diventano minuti e ore. Il tempo è nostro nemico. A volte non riusciamo a fermarci per sentire il tempo dentro di noi, il tempo interiore.

 

 

C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per amare e un tempo per dimenticare, ci ricorda la sacra scrittura. C’è però, un tempo che non dovrebbe mai accadere: è il tempo della guerra, delle bombe. Il tempo disumano della guerra, deve diventare tempo di vicinanza di solidarietà; tempo di attesa.  Il sostegno di ognuno di noi è molto importante: dare la possibilità alle persone di non sentirsi abbandonate.  La scuola che, in Ucraina, resiste sotto le bombe è un segno di resistenza e di speranza. Il desiderio non è quello di una pace basata “sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca”, come afferma Papa Francesco perché questo vorrebbe dire “far tornare indietro la storia di settant’anni”.  La crisi ucraina avrebbe dovuto essere, ma – se lo si vuole – può ancora diventare, una sfida per statisti saggi, capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni. Con l’aiuto di Dio, questo è sempre possibile!

 

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