Celebrare i sessant’anni dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II porta in sé una tentazione: guardarsi indietro e cercare ed evidenziare soprattutto ciò in cui il dettato conciliare non si è pienamente realizzato: resistenze, ostacoli, fatiche, esegesi distorte, inadempienze…
Ma questo anniversario avrà un senso se innanzi tutto ci porterà a lodare Dio e rendere grazie per quel grande evento di Chiesa, quel grande affresco dipinto sotto la guida dello Spirito Santo, quella grande grazia di cui la Chiesa ha beneficato nel XX secolo. Perché è indubbio che fra mille difficoltà e infedeltà, in un contesto storico in vertiginosa evoluzione, la Chiesa uscita da quell’esperienza ecclesiale ha cambiato rotta e si è messa in cammino riflettendo sulla propria fede e su come rapportarsi in modo nuovo e più incisivo con l’età moderna.
Pur fra mille difficoltà, incertezze ed errori la Chiesa conciliare sa di poter contare su “una sicura bussola per orientarci nel cammino” (cf Giovanni Paolo II), “una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura e arrivare alla meta” (cf Benedetto XVI).
E se pensiamo alla ricchezza dei documenti del Vaticano II, anche alle sole quattro Costituzioni, “quasi i punti cardinali della bussola” (Benedetto XVI), come non riconoscere i grandi passi compiuti nelle nostre comunità riguardo alla liturgia con una partecipazione sempre più attiva e consapevole alla Pasqua del Signore, mistero centrale della sua presenza; e come non riconoscere una reale crescita, ancora insicura e balbettante, ma vera della consapevolezza di essere popolo di Dio, pellegrinante nel tempo e chiamato a camminare insieme; e come non salutare con gioia l’avvicinarsi di tutti alla Parola di Dio, certo sempre insufficiente, con splendide esperienze di conoscenza, preghiera, riflessione e diffusione; e come non rendere grazie per una coscienza di Chiesa sempre più matura che spinge tutti a uscire responsabilmente nel mondo senza paura e abbandonando l’atteggiamento di difesa che ha impedito di accogliere con pienezza i doni dello Spirito?
Sessant’anni quindi di una ricchezza che non dobbiamo minimamente sminuire, ma anzi considerarla il punto di partenza per affrontare i percorsi che sono ancora da iniziare, quelli da affrontare con maggior decisione, e quelli da consolidare, senza stancarsi, ma rinnovando la passione che ha reso il Vaticano II un evento di Chiesa viva, consapevole della sua missione di portare il vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra.
I nodi che ancora sono da sciogliere, le sfide che sono da affrontare, chiedono proprio una Chiesa viva, docile strumento dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio (cf Benedetto XVI).
Vogliamo celebrare questo anniversario con le parole che Papa Francesco ha applicato con decisione e vigore alla riforma liturgica conciliare, e quindi “dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino, possiamo affermare con sicurezza … che il Concilio Vaticano II è irreversibile”.
Da questa certezza, con questa bussola, vogliamo ripartire per vivere la splendida stagione della Chiesa sinodale, che stiamo affrontando sotto la guida incalzante di Papa Francesco, certi di riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede e di vivere con gioia la nostra vocazione cristiana.
*arcivescovo di Catanzaro-Squillace