Con un comunicato stampa l'arcivescovo Paolo Pezzi dell'arcidiocesi di Nostra Signora di Mosca ed a nome della Conferenza episcopale russa ha ribadito il rispetto dell’obiezione di coscienza per i cittadini russi che non intendono recarsi a combattere.
Nel comunicato si afferma che “la guerra non è mai stata e non sarà mai un mezzo per risolvere i problemi che sorgono tra le nazioni”, facendo proprie anche le parole pronunciate da Papa Francesco in occasione della sua visita in Kazakistan: “Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua inevitabilità. Andiamo in aiuto di chi soffre e insistiamo nel cercare di fare davvero la pace. L'unica via d'uscita è la pace, e l'unica via per raggiungerla è il dialogo". Nel comunicato si invitano quindi i fedeli ad “essere umili costruttori di pace e difensori della giustizia, nella misura in cui i nostri doni e le circostanze della nostra vita ce lo permettono”.
I vescovi russi riconoscono che “la parziale mobilitazione annunciata in Russia ha messo molti dei nostri fedeli di fronte a serie scelte morali”, in particolare la partecipazione diretta alla guerra e l’uso delle armi. Ecco perché l’episcopato russo, facendo riferimento al Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 1795 e 1800) ricorda che “la questione dell'ammissibilità della partecipazione alle ostilità è una questione di coscienza umana, che è la santità più segreta e sacra dell'uomo, nella quale egli è solo con Dio, al cui giudizio fedele deve sempre obbedire”. Inoltre, come è scritto sempre nel Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2311), le autorità pubbliche “devono trovare una giusta soluzione nel caso in cui un uomo rifiuti, per convinzione, di prendere le armi, pur rimanendo obbligato a servire la comunità umana in altro modo”.
È ricordato nel comunicato che il diritto alla obiezione di coscienza “è sancito dall'articolo 59, terza parte, della Costituzione della Federazione Russa e ne chiediamo la coerente osservanza”.
Ai sacerdoti e religiosi è stato rammentato che è “impossibile per loro partecipare alle ostilità, sia secondo le più antiche regole ecclesiastiche che secondo le convenzioni internazionali in vigore”. Ai fedeli è stato rivolto “l'invito a intensificare la preghiera e il digiuno per una pace giusta e sicura”.