La guerra non sembra arrestarsi e ormai si ragiona sui lunghi periodi che ancora vedranno protagonista la guerra anche per alcuni sacerdoti impegnati nella formazione dei seminaristi.
Abbiamo raggiunto Padre Roman Ostrovsky, sacerdote cattolico di rito ortodosso, vicerettore del seminario maggiore dei Tre Santi Gerarchi di Kiev, già intervistato da Portalecce (CLICCA QUI) che è tornata a contattarlo per capire, a distanza di oltre sei mesi, qual è oggi la situazione in Ucraina.
Padre Roman, c’è stato un bardamento vicino alla tua casa. Quanto ti pesa personalmente questa situazione?
Prima di tutto la mia casa di origine è vicino Leopoli. Significa 70 km, dove ultimamente è arrivato una bomba e distrutto case di tanta gente, è arrivata nelle zone dove non c'è nessuna base di soldati ma solamente famiglie che vivono lì. È arrivata questa bomba e distrutto tutto e ferito tantissime persone con alcuni morti. È successo vicino all'università cattolica dove ho studiato e dove ho insegnato nella facoltà di teologia. La guerra ci tocca adesso tutti, ma era già da da 8 anni che sembrava una cosa lontana; ultimamente in questi 500 giorni è arrivata anche a casa mia e di ognuno di noi. Non è possibile dire che è toccato solo ad alcuni. Ci tocca da tanti anni però ultimamente ci fa vedere come tutti noi siamo fragili davanti a queste bombe che cadono sulla testa di ognuno.
Quanto l’Unione Europea sembra non favorire l’arretramento della Russia e non avverte il fatto che ci siano territori occupati e totalmente distrutti?
Domanda ben complessa cui rispondere. Prima di tutto siamo tutti noi per primi molto grati, vogliamo dire grazie a tutta l'Unione Europea a tutti i Paesi che aiutano l'Ucraina con il denaro e con le armi e con tutto. La Russia ha già tantissime risorse e noi nel confrontarci non possiamo contare solo sulla nostra forza per fermarla. Grazie a tanto, tanto coraggio dei nostri soldati e del nostro presidente, siamo riusciti a liberare una parte dei territori. Purtroppo, questo è poco. Quello che mi aspetto come ucraino è che gli altri Paesi continuino a sostenerci anche con le armi. Lo so che è strano sentirlo dire da un sacerdote, ma qui la situazione è davvero drammatica, molto dura e anche feroce. Viviamo da più di un anno sotto pressione ed è necessario intervenire anche sul fronte culturale. L’Europa deve ripensare il ruolo della cultura che oggi come una bomba entra nelle teste di tanta gente e fa cose atroci. Esiste una grande cultura russa che purtroppo con il mito della guerra è un paravento per le idee imperiali e la brama di conquistare i territori. L'Europa deve liberarsi da tutto questo. È una cosa un po’ strana e pure poco cristiana però purtroppo le ideologie giocano un ruolo importantissimo in questa guerra che sta distruggendo l’Ucraina.
Guardando al futuro. Pensi che l’Ucraina non ce la possa fare? Pensi che la pace oltre ad essere uno slogan possa farci ricordare che nessuno deve sentirsi sicuro nemmeno dove oggi c’è ancora la pace?
Io credo che l’Ucraina riuscirà a prevalere in questa guerra: io per primo - se così non fosse - andrei via da questo Paese perché non avrebbe senso stare in una terra conquistata e distrutta. Lo dice la nostra storia nei rapporti con la Russia: negli ultimi trecento anni, quando la Russia ha invaso e conquistato territori ucraini i primi ad essere stati arrestati e uccisi sono sempre stati i sacerdoti, i politici, le persone di cultura, la gente che pensa.
Dunque, cosa succederà?
Io sono convinto che riusciremo a vincere insieme. Perché il popolo ucraino ogni giorno paga il prezzo di questa guerra: tantissimi nostri soldati muoiono, tantissime madri con i loro bambini scappano, perché restare qui non garantisce prospettive tranquille. Ogni giorno di guerra significa tutto questo. Il nostro futuro diventa sempre più effimero: ci sarà ancora l’Ucraina e a quali condizioni? Non lo sappiamo. Un popolo non dovrebbe essere tranquillo se una guerra si combatte nel raggio di 3000 km. Se un aggressore non viene fermato, nessuno in Europa e nel mondo può stare tranquillo.