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Ieri sera, sul finire del giorno dedicato all'Immacolata Concezione, la comunità diocesana, rappresentata dal clero diocesano e dalle autorirtà del territorio, si è riunita nella cattedrale di Albano, intorno all'altare del Signore, per ringraziare, insieme con il card. Marcello Semeraro, il Signore e la Vergine Maria per il dono della nuova missione che Papa Francesco ha affidato al suo pastore.

 

 

Numerosi e intensi i passaggi dell'omelia (QUI IL TESTO INTEGRALE) del cardinale. Dai sentimenti del cuore e della fede sopraggiunti alla notizia del nuovo ministero per la Chiesa. Al dono della vita di Maria al servizio del suo Figlio. Dalla paternità incoraggiante del Santo Padre: «basta la grazia di essere eletto per servire». Alla maternità della Chiesa con le parole di De Lubac: “La Chiesa è mia madre”. All'affidamento della sua 'nuova' vita a San Giuseppe nel giorno della nuova lettera apostolica 'Patris corde' e dell'indizione dell'Anno speciale dedicato allo sposo di Maria. Uomo libero da ogni possesso ed esperto nel prendersi cura.

L'ultima perla il cardinale la regala cogliendola dalla sua terra, da una santità salentina: don Tonino Bello, amico fraterno, vescovo e 'profeta' di carità. “Concludendo in Otranto - ha detto Semeraro - l’omelia per la festa degli Ottocento Martiri (…sarebbe morto otto mesi dopo) egli auspicò l’avvento di tempi migliori e, prendendo spunto da una frase di Martin Luther King, disse: «Chissà quanta gente ha paura non soltanto del domani, ma anche dell’oggi: paura della malattia, paura della miseria, paura del lavoro che non si trova, paura per i figli, paura dei pericoli. Quante paure! … Non abbiate paura! Se la paura bussa alla tua porta, manda ad aprire la tua fede, la tua speranza, la tua carità, ti accorgerai che fuori non c’è nessuno»”. “Fuori non c’è nessuno… Non dobbiamo, dunque, avere paura. ”, ha concluso il cardinale.

 

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