“Grati e commossi per le parole del Santo Padre, che, nel giorno in cui salgono a 237 i medici caduti per il Covid, 58 nella seconda ondata, paragona medici e infermieri, con il loro lavoro silenzioso e senza clamori, a San Giuseppe, e dice: ‘Stanno scrivendo la storia’”.
Così Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici, accoglie le parole del Papa nella Lettera apostolica Patris Corde (CLICCA QUI), pubblicata ieri.
“Non abbiamo mai amato l’appellativo di ‘eroi’, con il quale eravamo definiti nei primi mesi della pandemia - spiega ancora Anelli -. Noi siamo semplicemente medici, fedeli ai doveri che ci siamo autoimposti con il Giuramento, con il Codice. Il dovere di curare, certo, e di farlo un po’ nell’ombra, con discrezione, senza rivendicare i propri meriti, senza rinfacciare i sacrifici, neppure quelli più ingiusti ed estremi. Il dovere di accogliere, con discrezione e responsabilità, chi ha bisogno di noi. Il dovere di ascoltare, di sostenere, di incoraggiare”.
“Quante storie ascoltiamo nel silenzio della malattia - continua il presidente dei medici italiani -. Storie raccontate con le parole, a volte solo con gli occhi, con un gesto. I medici e gli infermieri entrano nella vita intima delle persone, ne diventano parte, ma sempre con discrezione, con amore e con la giusta distanza di chi non abbandona mai il paziente ma non si sostituisce a lui, pur condividendone il peso, nelle decisioni che riguardano la sua salute”.
“Quante speranze stanno dietro un trattamento, quante paure che, con delicatezza, i medici consolano. E, in quel momento, diventano anche le loro speranze, i loro timori - conclude Anelli -. I pazienti percorrono insieme ai medici un pezzo della loro vita, e viceversa. E con questa alleanza, con questa vicinanza, con questo lavoro discreto scrivono davvero, insieme, la storia della società”.