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Una riflessione sul senso della gioia nella terza domenica d’Avvento (Domenica Gaudete) quella proposta dal card. Marcello Semeraro durante la messa festiva trasmessa domenica scorsa da Raiuno (CLICCA QUI).

 

 

Nell’omelia (QUI IL TESTO INTEGRALE ) il neo porporato, attualmente amministratore apostolico della diocesi suburbicaria di Albano, ha toccato i punti centrali della liturgia domenicale e ha richiamto alcuni tratti del magistero di San Paolo VI, il Papa del Concilio, guida del sacerdozio e della ricerca teologica di Marcello Semeraro. “San Paolo VI - ha sottolineato Semeraro -, che a partire dall’esortazione paolina («Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!» ndr) ha scritto un’esortazione apostolica, ha pure detto che «la vita cristiana non può essere senza gioia» (Udienza generale del 17 aprile 1968).

Dopo questo breve passaggio su Papa Montini, l’omelia si è sviluppata intorno al messaggio insistente e incisivo di Papa Francesco che domenica scorsa ha celebrato il 51° anniversario del suo sacerdozio e che proprio sulla gioia prova a costruire con il suo insegnamento un modello di vita per la Chiesa e per il cristiano. Per Francesco, ha detto Semeraro: “la gioia cristiana è il respiro del cristiano; la gioia non è vivere di risata in risata e neppure essere divertente; «noi viviamo in una cultura non gioiosa, una cultura dove si inventano tante cose per divertirci, spassarsela; ci offrono dappertutto pezzettini di dolce vita, ma questa non è la gioia perché la gioia non è una cosa che si compra nel mercato: è un dono dello Spirito Santo» (Omelia in Santa Marta del 28 maggio 2018)”.

Poi ha concluso: “Evangelo non significa forse annuncio di gioia? «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9), dice Gesù ai suoi discepoli. In ogni sincero rapporto umano già il sentire una voce amica (o soltanto avvertire una presenza) è motivo di conforto e di gioia. Gesù ci dice che è nostro amico: «Voi siete miei amici». Questo, per Lui, vuol dire senz’altro dare la vita. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (cf. Gv 15,12-15). È lo sguardo giusto per scrutare il Natale ormai vicino. In fin dei conti, come diceva San Francesco d’Assisi, «dopo che il Signore nacque per noi, fu necessario che noi fossimo salvati» (FF 1814)”.

 

 

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