La “Domenica della Parola”, celebrata nella Festa del patrono dei giornalisti San Francesco di Sales, ha proposto ai cristiani e agli operatori massmediali il valore della “Parola che si fa carne” nella vita quotidiana, individuale e sociale, come appunto ama sottolineare il nostro arcivescovo mons. Michele Seccia.
Si tratta di leggere, particolarmente nell’attuale momento difficile della pandemia, i segni dei tempi, ispirandosi alla Rivelazione, per realizzare il messaggio evangelico nel quotidiano servizio alla Verità e all’Uomo, proprio ad ogni persona.
Francesco, a sua volta, nell’udienza generale del 27 gennaio, ha sottolineato che la «Bibbia non può essere letta come un romanzo», poiché essa va accolta e incarnata come essenziale fondamento delle scelte fondamentali: «Le parole della Sacra Scrittura non sono state scritte per restare imprigionate sul papiro, ma per essere accolte da una persona che prega, facendole germogliare nel proprio cuore. La parola di Dio va al cuore», ha specificato.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, infatti, sottolinea: “La lettura della Sacra Scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l’uomo” (n. 2653).
Così, scaturisce, nuova fiducia e si sviluppa un avvincente itinerario di gioia, di speranza, di autentico servizio verso una nuova umanità. Per ogni operatore della comunicazione sociale. Per ogni battezzato. Per ogni uomo di buona volontà.