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Si sono conclusi i tre venerdì di formazione digitale per animatori di pastorale giovanile a Roma affrontando il tema della media education: Educare gli adolescenti nel digitale. Tecniche di pastorale 3.0: animazione digitale ed esperienze ben riuscite.

 

 

Al percorso formativo ha partecipato anche il sacerdote leccese don Emanuele Tramacere, studente di scienze della comunicazione presso l’Ateneo salesiano a Roma.

Come ultimo incontro non poteva mancare don Alberto Ravagnani, presbitero di Milano ma conosciuto da tutti come il famoso prete youtuber che racconta la fede ai ragazzi (VEDI QUI ). La comunicazione digitale ha visto questo giovane sacerdote di 27 anni portare avanti tanti progetti, video e materiale per la catechesi da utilizzare per evangelizzare, ma come ci racconta è stato il digitale che ha cambiato lui.

Annunciare il vangelo al giorno d’oggi nel digitale significa realizzare prima di tutto una conversione personale. Esso ricorda una verità sostanziale, è cioè di essere coerente e responsabile anche in questa realtà, una dinamica che capita già in quanto consacrato: non dimenticando mai il giusto legame prima con Gesù per saper rispondere secondo lo stile del vangelo. La Chiesa è sempre stata leader nella comunicazione cogliendo i mezzi giusti. Sicuramente alcune “persone di Chiesa” non hanno visto di buon occhio don Alberto ma il social network rimane un luogo caotico, ma anche molto democratico dove tutti hanno diritto di parola e non vale il principio di autorità, conferito da un ruolo o una veste.

Gli influencer sono, infatti, persone che raccolgono molti follower e non necessariamente hanno studiato, o hanno avuto qualche chiamata dall’alto. Sono partiti dal basso, ed è quello che alla fine serve a questa Chiesa, che vive in un mondo che rimette ogni giorno in discussione quella che è l’autorità della Chiesa. Sicuramente nella storia della Chiesa possiamo individuare tutto questo come c’è sempre stato il dono del carisma, che ha legittimato alcune comunicazioni particolari. Il mondo del digitale ci chiede di essere presenti. E questo vale in particolare per il mondo dei giovani e dei ragazzi che ormai passano tantissimo tempo in quei luoghi e hanno bisogno di una presenza di uomo, dichiarato sempre prete, ma che è stato capace di buttarsi in mezzo a loro, ascoltando la loro musica e facendosela piacere, parlando il loro stesso linguaggio con tutte le difficoltà di un mondo che cambia rapidamente.

In fondo tutti abbiamo il desiderio del bene: bisogna intercettarlo anche nei giovani con il linguaggio giusto e le loro modalità. La Chiesa, quindi, deve aver chiaro a chi deve annunciare, cosa deve annunciare, quali sono i valori su cui poggiamo la nostra vita e che vogliamo che anche gli altri poggiano la loro esistenza possedendo le competenze giuste per comunicare. In maniera bella! Per competere con gli altri bisogna essere al passo del mondo, perché non capiti che esso snobbi il nostro messaggio.

 

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