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Sono trascorsi 30 anni (era il 21 febbraio del 1991) dal giorno in cui don Tonino Bello, ospite a Samarcanda, il talk show televisivo allora più seguito, parlò di nuovo ordine economico internazionale.

 

 

Al centro della discussione (RIVEDILO QUI) c'era la guerra del golfo: per i più guerra giusta, necessaria, se non addirittura, guerra santa! Tante le motivazioni addotte dagli uomini più rappresentativi della politica, della cultura, della stessa Chiesa. Don Tonino spostò l'asse della discussione parlando della economia come vera causa della guerra e delle disuguaglianze inammissibili. Attorno a lui una nube di indifferenza, incomprensione, insofferenza! Don Tonino in quegli anni invocava "un nuovo ordine economico internazionale, […] occorre ridefinire i capisaldi normativi che finora hanno sorretto l'economia di mercato fondata sul profitto e sulla massimizzazione del profitto. Non si tratta di piccoli aggiusti. Si tratta di una rifondazione…".   Dobbiamo oggi riconoscerlo con onestà: la nostra epoca non è più figlia della rivoluzione francese. Non perché i suoi valori fondanti non sono vissuti ma semplicemente perché liberté, egalité, fraternité non sono oggi più considerati valori!  Le teorie neoliberiste degli ultimi anni impongono la disuguaglianza come cosa buona e giusta perché intrinseca all'animo umano oltre che utile ai fini del progresso, vantaggiosa sia a chi ha tanto sia a chi ha niente.

È la teoria dello sgocciolamento alla base della idea della crescita: ogni goccia che cade dal bicchiere strapieno dei ricchi sarà vantaggiosa per i più bisognosi. Siamo lontani dalle nobili idee keynesiane che avevano consentito all' umanità negli anni trenta del secolo scorso di uscire dalla grande crisi attraverso una ridistribuzione del reddito e l'attuazione di politiche economiche che promuovevano opere pubbliche e servizi sociali, anche grazie ad una tassazione progressiva.

Siamo convinti che le disuguaglianze prodotte dalle politiche che in questi anni hanno smantellato lo stato sociale siano all'origine di tutti i problemi che stanno minacciando le nostre democrazie e la stessa convivenza pacifica. Questa crescita delle discriminazioni e delle disuguaglianze è dovuta al crollo della politica oggi più che mai insufficiente e assoggettata alle leggi del mercato.                     

La pandemia che ancora ci affligge ha aggravato la disuguaglianza, anzi sembra che il coronavirus abbia già prodotto un altro virus, il "virus della disuguaglianza". A denunciare questa situazione non è soltanto il Papa, che a chiare lettere afferma che "questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale, è un virus che viene da un'economia malata") ma anche istituti laici che studiano l'economia mondiale e oggi ci mettono in guardia con le loro analisi impietose.  La pandemia ha generato morte e aggravato le condizioni di disuguaglianza già esistenti nel nostro pianeta. Il report diffuso dall'Oxam in occasione del World Economic Forum di Davos evidenzia che nel mondo i 10 (dieci!) uomini più ricchi hanno visto la loro ricchezza aumentare di 540 miliardi di dollari dall'inizio della pandemia, tanti quanti sarebbero sufficienti a garantire il vaccino a tutti gli abitanti del pianeta e ad evitare che nessuno cada in povertà a causa della pandemia. Siamo arrivati ormai ad un punto di non ritorno. O si cambia o si muore.

Secondo Filangieri, giurista e pensatore del Regno delle due Sicilie, "lo sviluppo economico è strettamente collegato a istituzioni rispettose dei diritti, capaci di abolire privilegi e permettere un'equa distribuzione delle ricchezze". In tempi   come questi è meglio far riferimento a pensatori del passato. Possiamo trarre lezioni più fruttuose.

                                                                                                                                                                                                                                *Presidente Fondazione don Tonino Bello

*CLICCA QUI" per rivedere tutti gli interventi di don Tonino Bello nella puntata di Samarcanda del 21 febbraio 1991.

 

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