«Non si può legittimare con una benedizione, come viene spiegato, una coppia che sia al di fuori “dell’unione indissolubile di un uomo e una donna, aperta di per sé alla trasmissione della vita”, secondo il disegno di Dio. Vale anche per le coppie eterosessuali non unite dal matrimonio. L’essenziale è distinguere i due livelli».
È intervenuto anche il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera a cura di Gian Guido Vecchi a seguito del Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso (LEGGI QUI).
Ma quali sono i due livelli? «La persona e l’istituzione matrimoniale, che non può essere scimmiottata. Per questo si dice - incalza il cardinale - che sarebbe “una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale”. Dopodiché è molto bello e giusto che si spieghi che non dev’esserci nessuna discriminazione della persona ma anzi si ripeta il dovere di vicinanza, accompagnamento, accoglienza…».
Ma qual è l’ostacolo, perché non si può? Perché «la Chiesa non è uno Stato che legifera di volta in volta ciò che ritiene più opportuno - ha risposto Semeraro al Corriere -. Si sente ed è assoggettata alla volontà di Dio. Qui l’espressione chiave è: “non può”».
«Ricordo ciò che disse Paolo VI - prosegue il porporato - quando si cominciava a parlare di sacerdozio femminile. Non è questione di volontà. Nel Vangelo le donne hanno un ruolo fondamentale, Gesù le sceglie al suo seguito, ma gli apostoli sono uomini. Siamo vincolati alle Scritture, alla Parola di Dio».
E a proposito dell’invito di Papa Francesco al riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, ha aggiunto: «È un discorso diverso, riguarda la legislazione statale, e sono d’accordo anch’io. È positivo che si riconoscano diritti e doveri reciproci, un fatto di rispetto, anche perché implica un impegno».
Poi esiste un livello etico… «Che una persona sia peccatrice o meno non si vede in base all’unione, non c’è una logica esterna, ha a che fare con l’interiorità di ciascuno. Credo che l’atteggiamento più equilibrato sia non giudicare la situazione interiore. Resta il fatto - ha concluso il card. Semeraro - che la Chiesa non può legittimare una unione che non è prevista dalle Sacre Scritture».