Nell’attuale momento sociale e culturale si avverte vivamente la necessità di proporre il messaggio cristiano in modo più significativo e innovativo: ecco, allora, la richiesta di Papa Francesco di un Sinodo per l’Italia.

Come singoli battezzati e come comunità ecclesiale, occorre prendere ulteriore consapevolezza, sia nella progettazione pastorale sia nelle attività quotidiane, che c’è bisogno di inculturare la fede in una società in rapida ed enorme trasformazione. E non solo per la digital transformation.

Si registra, infatti, sempre più il veloce ed intenso cambiamento della vita sociale, unitamente a mutamenti, negli aspetti positivi e negativi, di alcuni elementi dei profili identitari di singoli e comunità. 

Già il Concilio Vaticano II, impegnando la Chiesa a porsi in dialogo costruttivo con il mondo, ha preso atto di dover usare linguaggi e metodologie adeguati alla mentalità e agli strumenti dell’uomo contemporaneo, per cui ha proposto il rinnovamento della catechesi ed ha elaborato il Catechismo della Chiesa italiana.

Offrendo così un contributo particolarmente qualificato, con il suo specifico patrimonio umano e spirituale.

Ed accompagnando concretamente, soprattutto nella comunità parrocchiali, il rinnovamento della catechesi e della proposta formativa, rivolta non solo a ragazzi e preadolescenti ma anche a giovani ed adulti.

«Non dobbiamo avere paura di parlare il linguaggio delle donne e degli uomini di oggi. Non dobbiamo avere paura di parlare il linguaggio della gente. Non dobbiamo avere paura di ascoltare le domande, qualsiasi siano, le questioni irrisolte, ascoltare le fragilità e le incertezze. Non dobbiamo avere paura di elaborare strumenti nuovi», ha esplicitamente precisato Francesco.

Come non ricordare che il Concilio ha proposto proprio l’annuncio del Vangelo e la formazione continua alla fede, facendo riferimento all’incarnazione del Verbo nel cercare le mediazioni all’interno della storia, con una Chiesa chiamata a continuare nel tempo la salvezza del Crocifisso-Risorto?