“Non manchi nella casa un ‘angolo della preghiera’… Solo così si alimenta e sostiene la speranza cristiana”. (Michele Seccia, Chi spera in Dio non resta deluso. La forza della speranza, Lettera pastorale, Collana Adiutor, Lecce Novembre 2020, 25).
Il luogo privilegiato di trasmissione della preghiera si può considerare, senz’altro, la famiglia, soprattutto la famiglia cristiana. È qui che si concretizza pienamente la condizione di comunione. E proprio nella comunione con l’altro la preghiera trova la sua direzione e la sua sede naturale!
È tra le braccia della madre e del padre che i figli imparano a credere in Dio, a rispettare tutto ciò che è sacro, a recitare il Rosario, ad amare la Vergine, gli angeli e i santi.
La prima preghiera che arriva nel mondo religioso del bambino è quella dei gesti. Il segno della croce non è forse un modo di far dire al corpo che si saluta Dio che è Padre, ma anche Figlio e Spirito?
“A me fa dolore quando vedo tanti bambini che neppure sanno farsi il segno della croce”, ha confidato Papa Francesco ai partecipanti della Rete mondiale di preghiera del Papa il 28 giugno 2019.
Tra le parole e i gesti si fa spazio il religioso per i bambini. Se consideriamo che è nei primi anni di vita che si costruisce la dimensione umana e anche religiosa della persona, chiediamoci chi aiuta il bambino in questo percorso di crescita, chi lo guida, chi lo sostiene?
Gli educatori sono unanimi nel dire che i genitori educano i figli molto più con l’esempio che con le parole: devono allora fare molta attenzione al proprio comportamento davanti ai figli.
La famiglia è la prima scuola di crescita nella fede e nella preghiera.
“D’altra parte, in famiglia, in forza del compito educativo, i genitori, mediante la testimonianza di vita, sono i primi araldi del Vangelo presso i figli” (L.P., 25).
Quando si parla di preghiera, spesso si pensa di dover imparare una tecnica o di dover praticare un imprecisato esercizio di lessico. In realtà, i grandi maestri spirituali della storia cristiana hanno insegnato che la preghiera è il nostro status naturale. Si può affermare che la vera natura dell’uomo sia pregare! La preghiera del cuore ci svela che non è una pratica che si possa imparare, ma un istinto da riscoprire. Il nostro cuore, allora, si apre, superando gli ostacoli della indifferenza, distrazione e tentazione dell’umano.
“Durante la preghiera è normale avere delle tentazioni”, ma è proprio allora che il cristiano, ponendosi “in atteggiamento di preghiera, riceve il dono della speranza” che così “si nutre poi e si irrobustisce” (L.P., 16-17).
È attraverso la preghiera familiare quotidiana che la tradizione vivente della Chiesa orante è mantenuta viva ed è trasmessa ai bambini e ai giovani.