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Il messaggio di Papa Francesco in occasione della 55° giornata delle comunicazioni sociali 2021 dal titolo “Vieni e vedi, Comunicare incontrando le persone dove e come sono”, ci rimanda ai primi incontri emozionanti di Gesù con i discepoli.

 

 

 

Per poter raccontare la verità della vita, è necessario uscire dalla presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, aprire con stupore gli occhi e lasciare che la vita scorra a fiumi tra le nostre mani.

 E ciò che lo stesso Pontefice ha fatto, in occasione della visita in Iraq dal 3 al 5 marzo scorso, in un indimenticabile viaggio, nel paese “dove nessuno voleva andare”, come ha ricordato il prefetto del Dicastero della comunicazione, Paolo Ruffini.

Incontrare le persone, è necessario nella predicazione ordinaria della Chiesa, come nella comunicazione politica o sociale “Vieni e vedi” è il modo con cui la fede cristiana è comunicata a partire dai primi incontri sulle rive del fiume Giordano, dal Lago della Galilea.

Se pensiamo ora al grande tema dell’informazione, voci attente lamentano il rischio di un appiattimento

dato da giornali fotocopia, così i siti web tutti uguali, che, spesso, favoriscono l'informazione quasi confezionata.

L’informazione viene costruita nelle redazioni, davanti al computer senza più “consumare le suole delle scarpe” o senza incontrare le persone per cercare le storie e verificare certe situazioni.

Ai primi discepoli che vogliono conoscerlo, Gesù risponde: “Venite e vedrete”. Oltre mezzo secolo dopo, Giovanni redige il suo vangelo e ricorda alcuni dettagli di cronaca, con l’emozione dell’impatto che quell’esperienza ha avuto nella sua vita.

La fede Cristiana inizia così: “Vieni e vedi”, è il metodo più semplice per conoscere la realtà e anche il giornalismo come racconto della realtà, richiede la capacità di andare dove nessuno va; muoversi per vedere, con curiosità e passione.

Penso al coraggio e all’impegno di tanti professionisti giornalisti, cineoperatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi: quanti soprusi e quanti ingiustizie sono state raccontate e denunciate con coraggio!

La rete, con le sue innumerevoli espressioni social, può moltiplicare la capacità di racconto e di condivisione. Tanti occhi in più aperti sul mondo, tante testimonianze. La tecnologia digitale ci dà la possibilità di un’informazione di prima mano, tempestiva.

Il web è uno strumento formidabile che ci responsabilizza tutti come utenti e come fruitori. Tutti possiamo diventare testimoni di eventi che altrimenti verrebbero meno, o sarebbero trascurati dai media tradizionali. Grazie alla rete abbiamo tutti la possibilità di raccontare ciò che vediamo, bisogna farlo però con senso di responsabilità e di discernimento. Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, tutti siamo chiamati ad essere testimoni della verità, ad andare, vedere, condividere e smascherare le fake news.

Tutti gli strumenti sono importanti. Paolo di Tarso, grande comunicatore si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social se ci fosse stata la possibilità.

“Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti”, diceva Sant’Agostino; così la sfida che ci attende è quella di comunicare incontrando le persone, dove e come sono e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto.

 

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