“Una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna”.
Lo scrive in una nota (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) la presidenza della Conferenza episcopale italiana, riunitasi il 26 aprile scorso: “In questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative”.
La Cei ribadisce di essere impegnata “a raggiungere ogni persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’emarginazione culturale e sociale” e “il pensiero va in particolare ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze”.
La presidenza della Cei, quindi, riafferma “serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna” e riconosce “anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio”.
“Auspichiamo quindi che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale - conclude la Cei -, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale”.