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Già nel 2018 Papa Francesco aveva parlato della necessità di conferire al servizio del catechista una dimensione istituzionale nella Chiesa.

 

 

 

Ed ecco la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio di Papa Francesco Antiquum Ministerium, pubblicata l’11 maggio di quest’annocon la quale si istituisce il ministero di catechista; essa rappresenta per la Chiesa in Italia un invito a proseguire nella riflessione già avviata con la Lettera apostolica Spiritus Domini sulla modifica del can. 230 § 1 del Codice di diritto canonico circa l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato.

I ministeri istituti, come l’accolitato e il lettorato, che il Papa ha recentemente aperto alle donne, sono affidati con atto liturgico del vescovo, dopo un adeguato cammino, “a una persona che ha ricevuto il battesimo e la confermazione e in cui siano riconosciuti specifici carismi”. Si tratta di altro rispetto ai ministeri ‘ordinati’, che hanno invece origine in uno specifico sacramento: l’Ordine sacro. Cioè i ministeri ordinati del vescovo, del presbitero, del diacono.

Il Motu Proprio dunque istituirà formalmente il ministero di catechista, sviluppando quella dimensione evangelizzatrice dei laici auspicata dal Vaticano II. Un ruolo cui, aveva detto Francesco in un videomessaggio del 2018, spetta la responsabilità di “un primo annuncio”, in un contesto di “indifferenza religiosa”.

“È bene che al ministero istituito di catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi” (Antiquum Ministerium, 8).

Nell’ultimo documento per la catechesi Il Direttorio per la catechesi pubblicato nel 2020, si ribadisce che “bisogna formare catechisti per l’evangelizzazione nel mondo attuale”. “La formazione, come processo permanente, consente al battezzato di ‘prendere forma’ svelando la sua identità più profonda che è quella di figlio di Dio in relazione di comunione profonda con gli altri fratelli” (131,135).

Il nuovo Motu Proprio, dunque va nella direzione di una valorizzazione del ruolo dei laici formati e impegnati nella comunità.

Per mons. Stefano Russo segretario generale della Cei, “il Papa rilancia l’impegno per ogni comunità: il catechista risponde a una chiamata e lo fa per sempre. In un tempo fluido è importante avere coscienza che quel ‘sempre’ è un orizzonte di senso per una Chiesa ministeriale”.

 

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