La Pasqua, festa cristiana per eccellenza è legata a tante tradizioni: dal grano, ai cosiddetti sepolcri, passando per le uova di cioccolato.
L’uovo però ha un significato ben preciso nel cristianesimo, infatti somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l’uovo c’è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l’uovo diventa quindi un simbolo di risurrezione.
I primi cristiani, per ricordare il sangue di Gesù Cristo, durante la Pasqua usavano pitturare le uova di rosso e le decoravano con croci o altri simboli (una tradizione che dura ancora oggi nei paesi ortodossi e cristiano-orientali). La simbologia dell’uovo per i primi cristiani era abbastanza evidente: dall’uovo nasce la vita, che a sua volta veniva associata con la rinascita di Gesù e quindi con la Pasqua.
Secondo alcuni studi la tradizione delle uova pasquali è legata al digiuno quaresimale. Infatti, invitano i fedeli a non mangiare la carne, e tuttora nelle chiese cristiane orientali, era vietato mangiare anche le uova. Ma le galline di certo, non fermavano la produzione. Dalla necessità di farci qualcosa sarebbe nata la tradizione di bollirle fino a farle diventare dure come sassi, per poi dipingerle con colori sacri e simbolici.
Con il passare dei secoli nacque la tradizione di portare le uova in chiesa per essere benedette. (Tradizione ormai quasi scomparsa). Uova di gallina da mangiare sode, assenti per tutto il periodo della Quaresima in segno di penitenza e digiuno, che poi riapparivano sulla tavola proprio il giorno di Pasqua. Una delle ricette campane tipiche della Pasqua è il casatiello, una torta salata a forma circolare (in ricordo della corona di spine), su cui vengono sistemate delle uova sode ancora con il guscio. Esattamente come le nostre cuddhrura o puddhrica.
È importante mantenere vive le tradizioni per non perdere la ricchezza della nostra identità.