I recenti fatti di violenza che, in queste settimane, hanno coinvolto le città di Roma e Triste, impongono una riflessione sulla vexata quaestio del rapporto tra libertà e democrazia.
Va chiarito, anzi tutto, che i due termini non sono sinonimi perché, sostiene Popper, anche una maggioranza può governare in maniera tirannica. Questa affermazione deriva dalla convinzione che “non è la storia che fa l’uomo, ma è l’uomo che fa la storia”. Quindi è l’uomo che costruisce la storia; è l’uomo che sceglie chi deve governarlo e, soprattutto, l’uomo deve sempre avere la possibilità di “controllare chi governa”.
E il popolo deve sempre avere la possibilità di liberarsi di chi governa senza spargimenti di sangue. Cioè con libere elezioni, che sono il fondamento della democrazia e della stessa libertà.
Non esiste però una libertà assoluta per i cittadini. L’origine del “Contratto sociale” (Hobbes; Locke; Rousseau) puntualizza come ogni cittadino rinuncia ad una parte di libertà personale per cederla ad un Ente sovraordinato, lo Stato, che si impegna a far rispettare, attraverso la legge, la libertà di ciascun cittadino dagli arbitri dell’altro.
Per evitare, dunque, che, in assenza, si riproponga la situazione dell’homo homini lupus, per cui ogni uomo sbrana il suo simile.
Ne deriva, altresì, che la libertà di ciascuno non sarà mai illimitata (che sarebbe liberticidio), per cui, sostiene Popper, “la mia libertà finisce dove inizia la punta del tuo naso”.
La “società aperta” è frutto di una costruzione culturale e, sebbene letteralmente “Democrazia significa governo del popolo”, in realtà il popolo non governa da nessuna parte, perché cede questo potere ai “rappresentanti del popolo”, scelti con libere elezioni.
Solo se lo Stato riconosce ogni individuo come cittadino, con diritto al lavoro e alla libertà, il sistema democratico rappresenta l’essenza stessa della libertà.
Il limite dell’istituzione democratica consiste nel non porre limiti alla democrazia, ma la protezione delle minoranze non può estendersi a coloro che violano le leggi, specie quando incitano gli altri al rovesciamento violento della democrazia stessa.
Quindi è vero che ogni cittadino è uguale avanti allo Stato, ma solo se rispetta lo Stato. Dobbiamo augurarci che chi governa riesca sempre a governare e gestire le strutture democratiche, nella convinzione che, quel che serve, non è uno Stato giusto, ma uomini giusti che governino lo Stato.