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A margine della veglia ecumenica celebrata l’altra sera nella suggestiva cornice del monastero delle Benedettine di Lecce, guidata dall’arcivescovo Michele Seccia con la partecipazione del dott. Pino Neglia, pastore della Chiesa di Cristo e del giovane Padre Ovidiu Grancea della Chiesa rumena-ortodossa in Lecce riproponiamo gli spunti di riflessione offerti dai rappresentanti delle tre confessioni.

 

 

 

All’appuntamento promosso da don Carlo Santoro, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, erano presenti una cinquantina di persone: le monache Benedettine, alcuni religiosi e i seminaristi del seminario diocesano che con la loro sola presenza hanno dato una bella nota di freschezza. Inoltre, una ventina di laici presenti, a vario titolo, compresa la famiglia di Padre Ovidiu con i suoi due bei bambini, testimoniava ulteriormente l’interesse del popolo di Dio per l’unità tra i cristiani.

Dopo la proclamazione della Parola di Dio, il dott. Neglia ha sottolineato quanto, da lontani che erano, i cristiani stiano diventando vicini, perché Gesù ha demolito il muro che li separava e li rendeva nemici.  Un momento speciale è stato quello in cui ha ringraziato l’arcivescovo per essere andato a visitarlo in occasione della morte della sua mamma.

Mons. Seccia ha continuato ribadendo la necessità dell’ecumenismo del cuore e della quotidianità. Ha parlato di “occhi nuovi” che passando dal cuore arrivano alla mente, restituendo forma ai rapporti. Occhi che ci aiutino a vedere ciò che ci unisce, piuttosto che ciò che ci divide ed a pregare gli uni per gli altri.  Ha concluso affidando tutti al Padre di cui siamo tutti figli.

Padre Ovidiu ha ricordato che il Padre ci ama in eterno, anche se abbiamo dimenticato come fare il bene, al punto di sperimentare di nuovo la guerra tra Paesi “cristiani”.  “Se impariamo a pregare impareremo a fare il bene” ha concluso.

 

 

 

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