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Francesco di Sales è stato un «uomo ponte» per definirlo con le parole di Papa Francesco, che ha testimoniato la sua fede in un contesto ostile, vivendo un tempo di passaggio.

 

 

 

Davanti ai problemi nuovi che sfidavano la Chiesa e il mondo non ha dato risposte vecchie, ma ne ha cercate di nuove, come tante volte Papa Francesco invita a fare oggi, chiedendo creatività. San Francesco radicò la controriforma cattolica nel «sentire interiormente» la via indicata da Dio verso la libertà. Più di trentamila le lettere scritte dal santo patrono dei giornalisti. Come prete visse delle sconfitte: dal pulpito non era ascoltato, così cominciò a pubblicare i cosiddetti «manifesti», fogli volanti che si possono paragonare a grandi tweet del tempo, che affiggeva ai muri o faceva scivolare sotto gli usci delle case. Proprio per questo suo modo di cercare forme nuove di comunicazione la Chiesa ha messo sotto la sua protezione la vita di giornalisti e scrittori.

Pio XI, il 26 gennaio 1923, lo proclamò, nella Rerum omnium, patrono di «tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina». Paolo VI lo confermò come modello per i giornalisti cattolici. E anche Giovanni XXIII lo definì «l’amabile patrono dei veri amici e servitori della penna».

Francesco di Sales era convinto che nel trattare con gli uomini, inclusi gli eretici, bisognava sempre evitare «l’aceto», e usare invece la dolcezza, la comprensione, la stima, il dialogo serio e sincero: “Se sbaglio, diceva, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore, oppure ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti, ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per severità”.  Anche oggi il patrono dei giornalisti ci invita e ci sollecita: in che modo si può contribuire alla “edificazione della Chiesa” attraverso la comunicazione e quali strategie o piani pastorali possono sostenere la visione “informativa” e “formativa” della società contemporanea per far uscire la comunità ecclesiale dall’emarginazione culturale?

Celebrando la giornata dei giornalisti, San Francesco (memoria liturgica il 24 gennaio) ricorda a chi oggi ha i potenti mezzi della comunicazione a disposizione, di essere parola d’amore, e di verità. Ottenere una comunicazione libera, che sappia raccontare il male ma anche il bene: non solo le guerre, ma anche la pace, la fraternità, l’amore per i fratelli, l’amore soprattutto per gli ultimi e gli esclusi.

L’annuale festa con gli operatori della comunicazione che vivono nel territorio diocesano si svolgerà domani 22 gennaio anche a Lecce. Appuntamento nella nuova chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola, all’ingresso nord della città. Alle 10,30 il saluto dell’arcivescovo Michele Seccia e la messa domenicale con la comunità guidata da don Cosimo Marullo, presieduta da don Antonio Coluccia che al termine dialogherà con i giornalisti sul tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate”.

 

 

 

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