Il Convegno diocesano dal titolo “La parrocchia. Chiesa pellegrina tra le case degli uomini” che si apre oggi a Lecce (LEGGI) è stato stamattina al centro di una trasmissione di Radio Vaticana dal titolo “La finestra del Papa. Il mondo secondo Francesco” condotta da Federico Piana.
Ospiti del programma, don Antonino Sapuppo, direttore del Centro “Madre del Buon Pastore” di Caltanisetta che, presso il seminario della diocesi siciliana ha organizzato un percorso formativo dal titolo “Il parroco, uomo del dono” e don Vito Mignozzi, preside della Facoltà teologica pugliese che stasera e domani terrà le prime due relazioni del convegno leccese.
Federico Piana ha messo in parallelo i due eventi (ASCOLTA) ma Portalecce ha estratto per i suoi lettori soltanto gli interventi del prof. Mignozzi.
Don Vito, mi piace mettere in relazione questi due eventi, perché in qualche modo si possono completare anche se sono stati organizzati l'uno separatamente dall'altro…
Effettivamente sono due tematiche che hanno bisogno di essere lette proprio insieme. Sono stato invitato dalla diocesi di Lecce che da questa sera parte con questa iniziativa che coinvolge non solo i parroci e i sacerdoti, ma tutti gli operatori pastorali. E nel discernimento del Cammino sinodale che la Chiesa di Lecce sta compiendo, la scelta del tema per questo convegno è andata sulla questione della parrocchia. È una questione decisiva, per dirla con le parole di Papa Francesco quando, nel discorso che ha tenuto nell'ottobre scorso all'Azione cattolica insisteva su come essa sia una realtà insostituibile. Si tratta, dunque, di una figura di Chiesa importantissima, decisiva e quindi anche all'interno del Cammino sinodale che le Chiese che sono in Italia stanno compiendo, il tema della parrocchia resta una delle questioni decisive. In questi tre giorni, a Lecce, proveremo a portare l'attenzione su ciò che la parrocchia ha significato in questi ultimi secoli. Mi è stato, infatti, chiesto un primo intervento, più di carattere storico-teologico, utile - a mio parere - per dire come oggi ci troviamo di fronte ad un modello di parrocchia che ha ereditato alcuni tratti determinanti dalla storia.
Questa sera guarderemo alla parrocchia tra memoria e cambiamento, cioè quello che questa istituzione è stato nella storia, ma anche come la parrocchia oggi è interpellata anche ad avviare un processo di rinnovamento.
Domani sera, invece, la domanda più specifica sarà: “ma per questi tempi di secolarizzazione, per questi tempi in cui - per dirla ancora con Papa Francesco - è terminata la cristianità e non si nasce più cristiani; in questo tempo in cui i processi di secolarizzazione domandano alla Chiesa un modo nuovo di essere presente nella storia; di fronte a questi tempi così complessi ma anche così interessanti, in che modo la parrocchia, può non rinunciare al suo ruolo, alla sua figura, alla sua missione tra le case degli uomini? E ancora quali sono le conversioni che la parrocchia deve attuare per stare significativamente in questo tempo?
Il 1° marzo, infine, interverrà don Francesco Zaccaria, professore di teologia pastorale nella Facoltà teologica pugliese, oltre che parroco, con una riflessione su quelli che sono appunto più nello specifico gli orientamenti per la conversione pastorale delle parrocchie.
A questi tre giorni, poi seguiranno due appuntamenti più laboratoriali, non a livello diocesano ma a livello vicariale nei quali, appunto, saranno messi a tema, in riferimento alla parrocchia, alcune indicazioni nate dai Cantieri di Betania, che sono i luoghi della riflessione che stanno guidando il Cammino delle diocesi in Italia.
Don Vito Mignozzi, come sta cambiando ed è cambiata la parrocchia? Pensiamo a tante realtà del nord che si stanno accorpando per via del fatto che i parroci sono pochi e alla fine si formano le unità pastorali. Non so se al sud è la stessa cosa ma insomma siamo in un'epoca di cambiamento.
Sì, siamo in un'epoca complessiva di cambiamenti. La parrocchia cambia perché è una struttura plastica, nel senso che è la presenza della Chiesa, ma dentro spazi culturali, sociali, politici, direi anche religiosi differenziati. La storia dimostra come la parrocchia, rispetto ai cambiamenti dei tempi diversi, ha saputo reinventarsi, ha saputo riorganizzarsi. Se pensiamo a com'era la parrocchia ai tempi del Concilio di Trento ci renderemo conto di come esso ha dato veramente una indicazione chiara, una organizzazione nequivocabile alla vita della Chiesa. E se pensiamo a quello che è stata poi la parrocchia, a partire dal Concilio Vaticano II, per arrivare ai nostri giorni, giorni nei quali, per l'appunto, i contesti culturali nei quali viviamo chiedono evidentemente ancora una volta alla parrocchia di sapersi ripensare.
Ma perché è necessario fare questo? Perché la parrocchia è invitata ad essere nei luoghi in cui essa opera, presenza della Chiesa che continua a portare il Vangelo di Gesù, continua ad annunciare la buona notizia del Regno, continua a convocare i credenti per fare memoria del Signore risorto, presente attraverso i sacramenti, attraverso il modo con cui la comunità cristiana sa farsi prossima alle situazioni più diverse della vita.
È questa la ragione essenziale che chiede un cambiamento continuo alla parrocchia, perché essa non si rinunci mai a portare il Vangelo, a portare la presenza del Signore tra le case degli uomini e delle donne di quest’epoca. Lei fa cenno ad accorpamenti di parrocchie, unità pastorali: al Nord Italia questo fenomeno si sta manifestando in maniera molto più forte che al Sud, il che non fa stare certo tranquilli noi del Mezzogiorno perché molti processi gradualmente stanno arrivando anche da noi. Di fatto, però, le unità pastorali o gli accorpamenti di parrocchia, sono anche determinati dal calo del numero dei preti. Diminuendo il numero di ministri ordinati, dunque, di sacerdoti che possano guidare le comunità, è urgente avviare al più presto un ripensamento della forma di parrocchia.