Sorrisi di soddisfazione, ma anche qualche lacrima di vera e profonda emozione hanno fatto da cornice alla bellissima esperienza vissuta dal Coro liturgico-polifonico della cattedrale di Lecce che domenica scorsa ha prestato servizio presso la basilica di San Pietro in Vaticano, animando la celebrazione eucaristica delle 12.30.
Nel tempio più rappresentativo della cattolicità, il canto dei coristi leccesi (e di un piccolo gruppo della Corale “Maria SS. del Carmelo” di Villa Baldassarri) è divenuto “fidei canora confessio”, espressione di fede che ha coinvolto anche i numerosi fedeli che hanno partecipato alla liturgia presso l’altare della Cattedra e che, al termine della celebrazione, hanno espresso la loro gratitudine ma anche il proprio apprezzamento non solo con il lungo applauso richiesto dal mons. Giovanni Soligo, membro del Capitolo della basilica che presiedeva l’eucarestia, ma anche circondando letteralmente la cantoria per complimentarsi.
Il coro è stato accompagnato all’organo da Antonio Rizzato, docente della classe di organo, presso il Conservatorio “T. Schipa” di Lecce, che con profondo senso di devozione unita ad una consolidata competenza maturata in quarant’anni di carriera, seduto per la prima volta alla prestigiosa consolle dell’organo Tamburini, ha fatto risuonare in basilica le solenni e ricercate sonorità offerte dallo strumento per l’esecuzione dei brani scelti per l’occasione.
In particolare, sono stati eseguiti brani facenti ormai parte del repertorio liturgico diocesano: la “Messa semplice” composta dal compianto Padre Igino Ettorre e due composizioni del maestro del coro, Tonio Calabrese, rispettivamente, in ordine di esecuzione, “Pietre vive”, composto nel 2013 ed eseguito il 6 novembre di ogni anno come canto d’ingresso nella messa della dedicazione della Cattedrale di Lecce, e “Ave Regina del cielo” composta nel 2012 come inno a Maria SS. Assunta, patrona di Trepuzzi.
Due brani di J.S. Bach, invece, all’offertorio e alla comunione, rispettivamente “Accetta questo pane” e “Resta con noi”, adattamento di Padre Zardini sulle note della Cantata 147.
Soddisfatto anche lo stesso maestro Calabrese il quale, al termine della messa del Capitolo presieduta dal card. Gambetti, aveva accompagnato la processione finale con una festosa improvvisazione organistica.
Per l’organista diocesano, dunque, “l’esperienza vissuta in Vaticano ha rappresentato per tutti un ulteriore motivo di crescita spirituale e di fede, ma anche umana perché, oltre alla possibilità di stringere nuove amicizie, ha consentito di rafforzare ancor di più, all’interno del coro, quei legami e quello spirito di collaborazione, come pure, quel senso liturgico insito nella propria missione necessari per poter continuare a lavorare con entusiasmo per il bene della diocesi e per l’edificazione spirituale dei fedeli che partecipano alle sante celebrazioni”.
Entusiasta e soddisfatto anche don Vito Caputo, parroco della cattedrale e vicario episcopale per la liturgia, il quale nel suo ringraziamento al coro ha tenuto ad evidenziare come “questa esperienza nella basilica papale di San Pietro fa prendere più viva coscienza dell’importanza del servizio del canto liturgico all’interno del rito sacro e incoraggia ad intensificare la formazione liturgica affinché si possa sempre più attualizzare quella piena, consapevole e attiva partecipazione tanto auspicata dal Concilio Vaticano II”.
Infine, ciliegina sulla torta, durante il viaggio di ritorno in pullman, è giunta un’inaspettata telefonata dell’arcivescovo, Michele Seccia il quale, avendo avuto notizie positive da Roma, messo in vivavoce, ha voluto complimentarsi con tutti quanti per l’ottima riuscita della missione liturgica in Vaticano, sottolineando come la Chiesa di Lecce sia una Chiesa viva e attiva, capace di portare e trasmettere valori e bellezza oltre i confini della stessa diocesi.