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L’Aula Magna “Codacci-Pisanelli” dell’Università del Salento gremita di persone pronte “all’Ascolto”. Il popolo della Chiesa di Lecce ha accolto l’invito del suo pastore, l’arcivescovo Michele Seccia, ponendosi in attento ascolto della sulla prima Lettera pastorale ‘Ascolta popolo mio’.


(Servizio fotografico di Arturo Caprioli)

Ad un anno dal suo arrivo nella Chiesa di Lecce - sottolinea l’arcivescovo “ho sentito forte il dovere e il piacere di scrivervi queste pagine”. Nessuna pretesa di trattazione teologica, ma semplicemente “come le confidenze di un padre verso i propri figli che ama e ai quali per amore è tenuto - nel rispetto della libertà di ciascuno - a indicare la strada da percorrere”.

CODACCI PISANELLI, EROE DELL’ASCOLTO

Dopo un profondo momento di  preghiera comune,  l’introduzione è stata affidata al  prof. Nicola Paparella, moderatore, che ha rilevato e sottolineato due elementi simbolici di questo incontro. Il primo è stato suggerito dal luogo, l’Università, un ambiente laico, un’aula intitolata a Giuseppe Codacci Pisanelli, che non è soltanto il fondatore dell’università, uno dei costituenti, ma va soprattutto ricordato come un eroe e un maestro dell’ascolto. Secondo elemento simbolico: l’arcivescovo firma questa lettera il 2 dicembre del 2018, ma di fatto non è stata immediatamente diffusa. Fra il momento della firma e la stampa, un evento ha coinvolto tutti: il viaggio di Papa Francesco ad Abu-Dhabi e la sottoscrizione del documento sulla fratellanza umana. Tutti elementi che ritornano alla comunità leccese, come il concetto di fratellanza, solidarietà, l’invito esplicito all’approfondimento e all’ascolto della Parola, attraverso l’immagine di un cristiano che con la sua umiltà afferma la fedeltà a Dio.

UNA PAROLA DA ASCOLTARE

“Parola da ascoltare” nella relazione don Gianni Caliandro, rettore del seminario regionale di Molfetta: “Il nostro Dio è un Dio che parla, che crea parlando, salva parlando. E di fronte a Dio che parla c’è l’uomo che ascolta, per poter avere una relazione con Lui”. Se per la Scrittura il principio di Dio è la Parola, per l’uomo è l’ascolto, così come quanto affermato nel Dt, 6: “Ascolta Israele amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore”. A fare il popolo non è l’autodeterminazione, ma la sua ‘passività’, ossia la sua recettività, scoprirsi come “posto da un altro che gli parla e lo invita ad ascoltare”. Un orizzonte, quello della Bibbia, che sostituisce la priorità dell’io, con la priorità dell’Altro, l’Altro divino e l’altro umano”. Un ascolto della Parola che deve volgersi nel nostro presente, nella storia che viviamo, perché la storia della salvezza non è finita, ma continua ancora oggi. L’ascolto delle Scritture resta sterile se non si volge all’oggi della nostra vita ecclesiale e all’oggi del nostro rapporto con il mondo, con la società, con la storia.

UNA CHIESA CHE ASCOLTA

“Una Chiesa che si ascolta” precisa mons. Piero De Santis, direttore dell’Istituto pastorale pugliese e vicario episcopale del vescovo di Nardò-Gallipoli, Fernando Filograna, nella sua dettagliata relazione: conoscere e ascoltare sono i due verbi dell’amore del pastore verso la sua Chiesa, per “seguire il fiuto che il popolo di Dio ha e per trovare strade nuove ascoltando la voce di Dio e la voce della gente”. Una lettera propedeutica alla visita pastorale dell’arcivescovo da intendersi come un’apertura di cuore, una comunicazione guidata dall’amore, per indicare una strada da percorrere insieme, fedeli a Dio, ma contando anche sulla disponibilità di ciascuno di noi. Un appello al cuore di ogni uomo, perché la crescita della ‘nostra Chiesa’ è responsabilità di tutti, un lavoro e un cammino condiviso. La parola ‘insieme’ ritorna continuamente, conseguenza di un altro termine potente, la comunione. Scorrendo le pagine di questa lettera si evidenzia immediatamente che nel sogno del pastore si delinea il volto di una Chiesa che gli è stata affidata, attenta ai segni dei tempi e si prodiga non per alimentare e sostenere la frenesia delle cose da fare, ma per assecondare la voce dello Spirito e vivere coerentemente la propria identità, che papa Francesco definisce la ‘comunione missionaria’, che non presuppone l’attivismo, ma l’atteggiamento permanente dell’ascolto, considerato prima forma di missione.

UNA TERRA DA ASCOLTARE

 “Una terra da ascoltare” come precisa la sociologa Serena Quarta nel suo intervento. L’ascolto è il cardine di una comunità. Le occasioni di ascolto di un territorio, dei giovani, dei volontari della Caritas, rendono possibile il confronto e possibili programmi di intervento. Tante sono le situazioni e le modalità specifiche di ascolto, caratteristiche di ogni contesto. L’ascolto non è semplicemente un’azione che mette in atto un individuo, ma è un processo in cui c’è una persona che ascolta e desidera ascoltare, pronta a fare silenzio, mentre l’altro parla condividendo i propri vissuti e le proprie problematiche di vita. Ascoltare significa esserci, superare l’indifferenza, mettersi in contatto con la diversità.  Per la comunità cristiana l’ascolto è un pilastro del metodo Caritas che  mette da parte ogni forma di pregiudizio, dinanzi a persone in difficoltà. Ascoltare la comunità significa prendersene cura. È il primo passo per avviare processi di cambiamento che possano far crescere il territorio. Ascoltare significa anche mettersi in discussione, essere pronti a cogliere suggerimenti, punti diversi dal proprio universo simbolico di riferimento, basando la conoscenza sul paradigma interpretativo, una realtà non solo osservata, ma conosciuta attraverso il processo di comprensione, che prevede il punto di vista dell’altro. Un ascolto che permettere di conoscere i bisogni, ma di arricchirsi anche di risorse, di contributi, divenendo in ogni momento stimolante per tutta la Chiesa di Lecce.

SIATE ‘AMPLIFICATORI’ DI ASCOLTO

“Un grande fraterno e paterno grazie” - è la commossa conclusione dell’arcivescovo Michele Seccia- “perché ci siete e perché continuiate ad esserci”. Le ‘prime’ sono sempre affollate, ma è importante continuare a camminare insieme. La motivazione della lettera pastorale  vuole essere  una forma di ringraziamento per tutto ciò che nel passato è stato fatto, sentendo forte  la responsabilità affettiva verso il suo predecessore e, in particolare,  verso mons. Ruppi , del quale è stato segretario nella prima esperienza pugliese. “Mi sento in cammino con voi e voglio camminare con voi!”. La Parola accolta nel silenzio del cuore esige una risposta, suscita l’azione, creando una relazione tra creatura e creatore. Ciò che unisce, la Parola, è più coinvolgente e vincolante di ciò che ci separa. Un dono da condividere nella fede. “Vedendosi così numerosi, sono veramente contento e ringrazio il Signore” con l’augurio che tutti possiamo essere amplificatori, ciascuno nelle proprie comunità, della parola di Dio. Un caloroso applauso chiude l’incontro, testimonianza dell’affetto del popolo verso il suo pastore e della responsabilità di un cammino condiviso nella fede.

L’ASSEMBLEA DIOCESANA CONTINUA

Alla plenaria di ieri seguiranno le assemblee vicariali il prossimo 12 marzo. La vicaria di Lecce alle 18 presso la parrocchia cittadina di San Giovanni Battista; la vicaria di Squinzano alle 18 a Campi Salentina presso il Centro pastorale “Maria Ausiliatrice”; la vicaria di Monteroni alle 19 presso la parrocchia Maria SS. Assunta di Magliano; la vicaria di Vernole alle 18 presso il Centro pastorale “San Michele Arcangelo” di Cavallino.

L’ultima tappa dell’Assemblea diocesana è programmata ad un mese esatto di distanza: il prossimo martedì 26 marzo sempre alle 17 ancora nell’Aula magna dell’Università del Salento. Sempre con la diretta tv streaming di Portalecce.

 

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