“Don Oronzo, ma quando sarà, fra cent’anni, chi scriverà il tuo necrologio?”. “Tu, no?”.
Era la risposta che mi dava ogni qualvolta tornava in cielo un sacerdote e lui, pratico dell’archivio di curia, dopo aver recuperato la scheda personale del prete defunto, si precipitava in redazione per scrivere un primo ricordo, raccontandone a grandi linee la vita e le opere senza mai tralasciare di entrare nel profondo della sua relazione personale con il confratello defunto. È successo decine e decine di volte.
La notizia ci ha colti di sorpresa il giorno del suo onomastico: nella sedia a rotelle che lo accoglieva ormai da qualche tempo, si è fatto accompagnare a tutte le funzioni religiose della festa di Sant’Oronzo: dall’intronizzazione delle statue, alla processione e al messaggio dell’arcivescovo, fino all'altra sera quando ha concelebrato per l'ultima volta nella messa della vigilia, solo qualche ora prima di trovarsi faccia a faccia col Buon Pastore e con loro, i suoi santi, Oronzo, Giusto e Fortunato.
Ora tocca a me assolvere a questo compito, nonostante, ogni volta che il siparietto si ripeteva gli dicevo sorridendo: “don Oronzo, preparatelo da solo il necrologio, in modo che quando servirà davvero, non mi farai perdere tempo”. E lui abbassando gli occhi, divertito mi ribatteva: “tu sei bravo, ci metterai un attimo”.
E ora tocca a me. Ho pregato don Giovanni Quarta di aprirmi la curia alle tre del pomeriggio del giorno di festa e di farmi una fotocopia della scheda personale di don Oronzo (per la gran parte compilata di suo pugno) ed eccomi qui ad assolvere al compito che mi ha affidato.
Le origini
Oronzo De Simone nacque a Lecce il 5 aprile del 1930 da Florestano e Maria Anna Tinelli. Annotazione: mi ripeteva spesso “sono nato nel giorno di San Vincenzo Ferreri, il tuo santo. Ma anch’io mi chiamo come te: a casa mi chiamavano Nzinu, diminutivo dialettale di Vincenzo, il mio secondo nome”.
Oronzo ha compiuto gli studi nel seminario vescovile di Lecce, nel seminario regionale di Molfetta e nel Collegio Sant’Apollinare di Roma per gli studi di Diritto canonico svolti all'Università Lateranense.
Gli Ordini Minori
Ha ricevuto la prima Tonsura il 18 dicembre 1948; l’Ostiariato e il Lettorato il 10 luglio 1949; l’Esorcistato e l’Accolitato il 9 luglio 1950; il Suddiaconato il 29 luglio 1951; il diaconato il 13 luglio del 1952.
L’Ordinazione Sacerdotale
Fu ordinato sacerdote dal vescovo Francesco Minerva il 19 ottobre 1952. Altra annotazione: lo scorso 23 ottobre, nella rettoria di San Giuseppe (la sua chiesa dal 5 ottobre del 1964), prima della messa per il 70° anniversario di sacerdozio presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia (LEGGI), ebbi il privilegio di fargli l’ultima intervista per Portalecce (GUARDA).
Ha sostenuto gli esami di confessione - è scritto sempre nella scheda - il 18 febbraio 1952 ed è stato abilitato come confessore degli uomini 1° gennaio 1953 e, delle donne (proprio altri tempi), il 18 febbraio 1959. Ha sostenuto gli esami di predicazione il 17 marzo 1962.
Gli studi
Ha conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia il 29 settembre 1952 e - con la dispensa (il permesso ndr) del vescovo Minerva - il Dottorato in Diritto Canonico presso l'Università Lateranense il 31 gennaio 1958.
I titoli onorifici
Cappellano d’onore di Sua Santità il 22 aprile 1978; Prelato d’onore il 16 febbraio 2008, Commendatore della Repubblica nel 1986.
Il ministero nella Chiesa di Lecce
Dal 1954 al 1972 è stato cerimoniere della cattedrale: così lo ricordava in questo ruolo il card. Marcello Semeraro (LEGGI), alunno di don Oronzo negli anni del ginnasio; dal 1956 al 1963 è stato cappellano del Capitolo cattedrale; dal 1959 al 1963 è stato vicario economo della chiesa greca di Lecce.
E poi, vicecancelliere vescovile (1958-1969); mansionario del Capitolo cattedrale (1963-1967); canonico dal 1968 ad oggi; nel 1977 è stato nominato cancelliere vescovile.
Una lunga e fruttuosa opera sacerdotale da cappellano anche in mezzo ai ragazzi minorenni reclusi nel carcere minorile di Lecce (dal 1955). Difensore del vincolo nel Tribunale diocesano dal 1986; promotore di giustizia nel 1990. Canonico penitenziere dal 2004 (LEGGI) e direttore dell’Archivio storico diocesano (dopo la morte del fratello don Raffaele) dal 2002 al 2021 (LEGGI). Infine dal 2008, vice presidente del Capitolo metropolitano.
Alla morte del fratello don Raffaele, la scelta di liberarsi degli ultimi averi e di andare a vivere, fino a ieri, nella comunità religiosa dei Vincenziani dell'Idria dove ha vissuto nel nascondimento e nella preghiera ma senza abbandonare la buona abitudine alle lunghe passeggiate per raggiungere ogni mattina la chiesa di San Giuseppe per dire messa e poi la curia o la cattedrale ogni pomeriggio per recitare il rosario e confessare. Poi i suoi appuntamenti fissi ogni settimana. Il sabato mattina, ad esempio, era dedicato alla visita a don Franco Lupo, per anni ritirato per motivi di saluto: suo amico d'infanzia, cresciuto come lui nel centro storico; fratello nel sacerdozio fino all'ultimo giorno di vita del prete-poeta.
Ha fatto tutto questo finché le forze glielo hanno consentito, accompagnato dall'affetto di tutti i sacerdoti della diocesi e da tante persone a cui egli ha dispensato esempio di vangelo vissuto più che di parole.
Sono arrivato alla fine. Non sarò stato bravo come lui quando si metteva a scrivere con la penna nera per rendere onore e memoria ai suoi confratelli passati a miglior vita ma, almeno, avrò tentato di far conoscere, a chi non ha avuto il privilegio come me, una figura fulgida del presbiterio leccese che col suo esempio (LEGGI) e con il suo lungo ministero silenzioso, umile e fedele, ha reso lode al Signore e fedeltà alla Chiesa e ai suoi pastori.